El Salvador, quei martiri dell’università Uca – Vatican Insider

Esattamente 23 anni fa, in piena guerra civile, vennero uccisi sei gesuiti e altre due persone. In tanti chiedono che sia fatta piena luce sui veri mandanti della strage

redazione

Lo stesso odio che ha ucciso monsignor Romero è il responsabile di questo nuovo massacro”. Così monsignor Arturo Rivera Damas, reagì all’uccisione di sei religiosi gesuiti, di una loro collaboratrice e della figlia adolescente il 16 novembre del 1989, in piena guerra civile (1980-1992). I soldati del battaglione anti-guerriglia Atlacatl, addestrato negli Stati Uniti, fecero irruzione nella ‘Universidad Centroamericana José Simeón Cañas’ (Uca), assassinando il rettore, il gesuita spagnolo Ignacio Ellacuría, insieme ai confratelli spagnoli Ignacio Martin Baro, Segundo Montes, Amando Lopez, Juan Ramon Moreno, e al salvadoregno Joaquin Lopez, oltre alla cuoca Elba Julia Ramos e a sua figlia quindicenne Celina Mariceth Ramos. Inizialmente il governo tentò di attribuire la responsabilità dell’eccidio alla guerriglia del ‘Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional’ (Fmln), oggi partito al potere. E’ quanto scrive l’agenzia missionaria Misna.
Carlos Ayala Ramírez, direttore dell’emittente universitaria Radio Ysuca, “uno dei progetti più amati dal nostro rettore martire Ellacuría”, ricorda in un articolo pubblicato dall’agenzia ‘Adital’ che monsignor Damas “definì la strage un duro colpo per la Chiesa – i gesuiti avevano dedicato parte della loro vita alla formazione del clero – per la Compagnia di Gesù – perché alla luce del Concilio Vaticano II, Medellín e Puebla avevano scelto l’opzione preferenziale per i poveri – e per la cultura del paese – erano analisti acuti che portavano allo scoperto l’ingiustizia sociale e facevano proposte per la sua trasformazione. Così, la storia che nasceva in quei giorni era segnata dal dolore e dalla desolazione”

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