EMBRIONI/ D’Agostino: con la diagnosi preimpianto la Germania “torna” all’eugenetica

mercoledì 6 febbraio 2013
INT. Francesco D’Agostino

Il Parlamento tedesco ha approvato una legge che autorizza la diagnosi preimpianto sugli embrioni, a condizione che ci sia un rischio molto alto di aborto spontaneo o che uno dei genitori sia affetto da una malattia genetica ereditaria. Lo ha stabilito il Bundesrat, la Camera Alta, con una decisione analoga a quella presa dal Bundestag nel luglio 2011. Ilsussidiario.net ha intervistato Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto nell’Università Tor Vergata di Roma.

Qual è il significato storico e politico di questa decisione del Parlamento tedesco?
La Germania in un primo momento aveva proibito le diagnosi preimpianto perché c’era la memoria storica dell’eugenetica nazista. Per difendersi da qualunque accusa di ricadere nell’eugenetica, la legge tedesca in materia era molto rigorosa. Sono passati alcuni anni e questo timore è venuto meno. Approvando la diagnosi prenatale, la Germania obiettivamente favorisce l’eugenetica preimpianto. Questo in parte è un problema presente anche nella legge italiana sulla procreazione assistita, in quanto vi si attua una difesa degli embrioni che è comunque limitata. La donna può sempre rifiutare l’impianto, e in questo caso l’embrione non nascerà.

Quindi lei intende dire che la diagnosi preimpianto va nella direzione dell’eugenetica?
Da un punto di vista oggettivo è così. Non voglio giudicare i parlamentari tedeschi che l’hanno votata, ma la diagnosi preimpianto, comunque la si pratichi, è un’apertura all’eugenetica. A meno che la si utilizzi con finalità terapeutiche, ma questa obiettivamente è una possibilità del tutto marginale dal punto di vista statistico.

Intende dire che la diagnosi preimpianto non è finalizzata necessariamente all’aborto?
Dal punto di vista bioetico, l’aspetto problematico della diagnosi prenatale riguarda solo i casi in cui questa è finalizzata all’interruzione di gravidanza. Nella ricca casistica che si dà in materia, non è detto che sia sempre così. Con la diagnosi prenatale si acquisisce un’informazione e ciò di per sé non è immorale. Ciò che è immorale è l’eventuale uso che si può fare delle conoscenze acquisite.

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