Europee 2014: una lettura cattolica ~ CampariedeMaistre

 

di Fabrizio Cannone
Anzitutto, due premesse. Non sono un politologo e non mi interessa più di tanto conoscere tutti i meandri della politica partitica odierna. Ancora meno mi interessa il funzionamento, oscuro per la maggioranza dei cittadini, delle Commissioni europee, dei Tribunali internazionali, della macchina burocratica, artificiale quant’altre mai, che presiede al funzionamento dell’Unione Europea. La seconda premessa è che la Chiesa cattolica, fondata da Gesù di Nazaret, non può non fare politica. La dottrina di Cristo infatti non è una dottrina gnostica, esoterica o platonica. Essa riguarda sia l’anima, che il corpo degli uomini. Sia la Chiesa che lo Stato. Se un’anima priva di corpo non esiste, salvo in paradiso, non c’è neppure un cristianesimo senza società, o una Chiesa senza Stato, o comunità politica, collettività. Gli insegnamenti evangelici, a ben vedere, riguardano in primis proprio l’uomo in quanto membro della società e non l’eremita: si pensi alla carità verso il prossimo, all’amore dei nemici, alla distinzione tra Dio e Cesare, o all’indissolubilità del matrimonio. Se la Chiesa, insegnando il Vangelo fa politica, il cristiano come membro della Chiesa, deve fare politica: i Papi del XIX e del XX secolo lo hanno ricordato mille volte (si pensi ai magnifici discorsi di Pio XII al laicato cattolico in cui il Pontefice chiese di riconquistare la società umana ai valori cristiani). 
 
Ciò detto, veniamo alle recenti votazioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Queste elezioni sono state caratterizzate da due elementi principali, notati da tutti gli osservatori: il forte tasso di astensione e l’avanzata dei movimenti “euroscettici”. Ora, anche qui è bene essere chiari fin da subito. L’Europa non nasce con l’Unione Europea, il Trattato di Maastricht o l’invenzione dell’euro. L’Europa, come societas e come cultura, nasce con il cristianesimo e Carlo Magno è comunemente indicato come il fondatore dell’Europa cristiana. Si può sempre discutere sulla pertinenza di attribuzione di paternità storiche, resta il fatto che nei lunghi secoli medioevali (grosso modo dal 400 al 1400) l’Europa, e non il vago e impreciso concetto di Occidente, parlò una sola lingua (il latino), conobbe una sola filosofia giuridica (il diritto romano-canonico) e soprattutto professò una sola religione (il cattolicesimo romano). Se oggi ogni buon cristiano deve opporsi all’UE ciò deve essere fatto non perché si è “anti-europei”, ma proprio perché il potere è gestito da gruppi e lobby che si caratterizzano per il disprezzo per tutto ciò che l’Europa fu, è, e speriamo tornerà ad essere pienamente: il Continente di Cristo, evangelizzato dai suoi stessi Apostoli ed entro il quale sorge la Santa Sede, cioè la Sede del Vicario del Fondatore della Chiesa. Da queste premesse si deduce che il giudizio sulla recente tornata elettorale non può che essere critico per l’Italia e in linea di massima positivo per i restanti Paesi d’Europa. Ovunque avanzano i partiti che criticano questa UE e la sua politica tecnocratica, burocratica, anti-democratica, demagogica, liberale e liberista, favorevole alla distruzione della famiglia, della vita, della moralità e delbenessere sociale. Proprio perché amiamo l’Europa, a prescindere dal suo assetto politico-sociale-istituzionale, dobbiamo essere “euroscettici” e avversi a questo piano, di sentore massonico, che vuole cancellare ogni radice cristiana dal Vecchio Continente. Come l’Italia va amata, sebbene sia corretto criticare il processo di unificazione dello Stato, così l’Europa va difesa e sostenuta, contro i suoi sabotatori e i suoi attuali padroni. In quasi tutte le storiche nazioni europee, coloro che si sono mostrati giustamente preoccupati e critici hanno avuto un grande successo elettorale (come emblematicamente in Francia, in Ungheria, in Austria e in Gran Bretagna). 
 
Solo in Italia, il Partito Democratico di Matteo Renzi ha superato ogni più rosea aspettativa, oltrepassando il 40% dei suffragi. Come mai? Varie ragioni possono essere invocate. Anzitutto le innegabili capacità comunicative e decisionali di Renzi che è riuscito a trionfare sulle correnti avverse nel suo partito, mostrando scaltrezza, determinazione e volontà di tracciare una linea nuova tra gli eredi storici del PCI. Poi è facile notare che il PD si pone come la sintesi delle due culture politiche più diffuse in Italia nei decenni del dopoguerra: quella socialista-comunista e quella popolare-democristiana. Oggi il partito di Renzi è molto più vicino ai laburisti inglesi e ai democratici americani che non ai partiti comunista e socialista: ma questo, non è affatto un miglioramento, dal punto di vista cattolico. Se erano discutibili i punti fermi dei partiti della sinistra classica (nel periodo 1945-1990), ciò che oggi caratterizza la neo-sinistra liberal, è quanto di più incompatibile col messaggio cristiano. Si pensi al matrimonio gay, all’imposizione della teoria del gender nelle scuole e nella cultura, al femminismo dogmatico e acritico (leggi sul femminicidio e sulle quote rosa), all’immigrazionismo totale, selvaggio e ideologico. Renzi ha riunito i mondi ex-democristiano e della sinistra storica: e questo è un gran male soprattutto perché questi due mondi sono oggi proni come nessun altro ai diktat di Bruxelles e dei poteri forti, specie bancari e dell’alta finanza. E’ mancata in Italia una forza politica che unisse in modo chiaro i valori sociali e morali del cristianesimo, che sono quelli identitari della penisola, con una ferma critica al processo di “europeizzazione” in corso. La Lega e Fratelli d’Italia hanno tentato di scompaginare le carte in tal senso, ma non hanno affatto sfondato al pari dei partiti nazionalisti e populisti di altre nazioni. Il movimento di Grillo, seppur ridimensionato, tiene bene e questo proprio per l’idea che ha offerto alla gente di partito d’opposizione al sistema, idea però smentita dalla realtà. Se i grillini criticano con vigore UE ed euro, sono però totalmente succubi della politica europea in fatto di costumi e di famiglia, e dunque in fondo rivoluzionari solo a parole. 
 
Cosa auspicare, conclusivamente, dal punto di vista cattolico? Sicuramente, la formazione di una forza di liberazione nazionale che forte del retaggio storico e religioso del popolo italiano, fondi proprio su questo retaggio l’opposizione chiara e netta ai tecnocrati di Bruxelles. Questa forza, che a noi piace chiamare Blocco Nazionale, dovrà essere identitaria (nella difesa dei valori non negoziabili: vita e famiglia senza compromessi), sociale (difesa dei deboli contro le lobby internazionali sanguisuga) e popolare (ovvero fatta non di soli intellettuali senza radicamento, ma con la volontà di coinvolgere tutte le classi sociali e tutte le età, specie i giovani, incoraggiati alla militanza e all’impegno sacro della politica, vista come vocazione e come missione). 

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