Eutanasia, Irlanda: «Non esiste il diritto al suicidio»

gennaio 18, 2013 Leone Grotti

Marie Fleming chiede il suicidio assistito, la Corte respinge: «Il suicidio assistito è nemico dell’interesse pubblico e come provato da altri paesi, una volta legalizzato il rischio di abusi è reale».

L’Irlanda ha detto no al suicidio assistito. Tre giudici all’unanimità hanno respinto il caso sollevato da Marie Fleming, moglie del leader di Exit International, tra le lobby pro eutanasia più potenti del mondo, che ha chiesto all’Irlanda di legalizzare il suicidio assistito sulla base della Costituzione e della Convenzione europea sui diritti umani. La donna di 58 anni, malata di sclerosi dal 1986, ha motivato così la sua richiesta all’Alta Corte: «Finché posso ancora usare la mia voce, vi chiedo di aiutarmi ad avere una pacifica e dignitosa morte».

«NESSUN DIRITTO AL SUICIDIO». Il rigetto è stato motivato con una sentenza scritta di 100 pagine in cui si legge: «La Corte respinge le richieste della signora Fleming. È impossibile liberalizzare il suicidio assistito e allo stesso tempo proteggere le persone vulnerabili come vecchi, disabili, poveri, indesiderati e altri incluse le persone economicamente compromesse che potrebbero essere spinte verso il suicidio assistito». Oltretutto, secondo la Corte, «nonostante il suicidio sia stato decriminalizzato, non esiste alcun diritto al suicidio. Lo Stato è pertanto autorizzato, per motivi di politica sociale, a mantenere il divieto».

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