Eutanasia record in Belgio: +25% nel 2012

di Tommaso Scandroglio

Venticinque per cento. Di tanto è cresciuta dal 2011 al 2012 la richiesta di pratiche eutanasiche in Belgio, il secondo paese al mondo dopo i Paesi Bassi ad aver legalizzato questa pratica. A renderlo noto è la Commissione Federale di controllo e valutazione dell’eutanasia, la quale ha dato notizia che 1.432 persone hanno chiesto di essere uccise o sono state aiutate a togliersi la vita nel 2012, contro le 1.133 del 2011. Si tratta del 2% di tutti i decessi avvenuti nel Paese. I malati di tumori sono il gruppo più numeroso: il 74% dei casi.

Da cosa dipende una simile impennata di richieste? Dal fatto che una volta varata una legge che legittima un crimine, questo con andamento logaritmico crescerà sempre più. In un articolo a firma di Giovanna Arcuri comparso su queste pagine lo scorso 17 Gennaio (La tragica scelta dei gemelli di Anversa), si era descritto questo andamento “a slavina” dell’eutanasia. Partendo da una legge piena di condizioni ferree per accedere alla “dolce morte” – maggiore età, capacità di intendere e volere, richiesta reiterata più volte, doppia firma di due medici, iniezione letale praticata dal medico, stato di prostrazione per dolori indicibili – subito la medicina belga è scivolata in prassi non proprio rispettose della legge: metà dei pazienti è finita all’altro mondo senza il suo consenso e spesso il lavoro sporco lo fanno le infermiere a posto dei medici.

Senza contare il fatto che – come fa sapere la Commissione di controllo  il 55% dei decessi avviene tra le mura domestiche dove i controlli imposti dalla legge non si sa quanto efficaci possano essere. Viene da chiedersi se la Commissione di controllo a breve sarà costretta a cambiar nome dato che il suo lavoro pare che non lo svolga in modo proprio ineccepibile.

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