Francia, Belgio, Norvegia: quando alcuni musulmani approfittano delle nostre democrazie…

La catena belga dei negozi d’abiti olandese la HEMA ha perso un processo per non avere rinnovato il contratto di una dipendente musulmana che rifiutava di mettere il suo hijab nel guardaroba durante le ore di lavoro.

La donna aveva lavorato nel negozio di Genk durante due mesi, portando il velo quotidianamente. Ma quando il direttore del negozio ha ricevuto dei reclami dai clienti, questultimo ha richiesto alla commessa di dovere cessare di portare il velo in negozio.La donna, una belga convertita allislam, aveva un contratto dassunzione temporaneo ed Hema ha rifiutato di rinnovare il suo contratto poiché rifiutava di togliere il suo hijab.

Per la loro difesa, i rappresentanti del negozio belga hanno dichiarato che, per mantenere limmagine neutrale e discreta di HEMA, il negozio non ha voluto utilizzare personele che porta ogni specie di simboli religiosi. Il negozio ha in seguito offerto alla donna unoccupazione nel suo deposito, in cui non sarebbe in contatto diretto con i clienti. Ha detto che lofferta di lavoro alternativa era insoddisfacente ed è partita a consultare un avvocato.
Il 2 gennaio, un tribunale del lavoro nella città vicina di Tongres ha giudicato che HEMA non ha politiche pubbliche chiare riguardante il velo. Di conseguenza, il non rinnovo del contratto non è valido! Il tribunale ha dunque ordinato a HEMA di pagare a questa donna di 21 anni 9,000 , cioè lequivalente di sei mesi di salario, a titolo di compensazione.Secondo il centro per la parità delle opportunità e la lotta contro il razzismo, unONG che ha aiutato la donna a vincere il suo processo, lo scopo principale dellazione in giudizio era di chiarire in quale misura unimpresa può ricercare unimmagine neutrale senza ostruire i suoi dipendenti. LONG ritiene che la neutralità non possa essere invocata come esigenza professionale determinante.Ma la formulazione della corte segnala che se il negozio HEMA avesse chiaramente segnalato nei suoi regolamenti di lavoro che il porto di segni religiosi era vietato, non sarebbe stata condannata.
La società ha da allora stabilito delle regole vestimentarie ufficiali per tutti i suoi negozi in Belgio.

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