Georgia: in aumento le conversioni dall’islam al cristianesimo – Vatican Insider

Conversione di massa degli agiari, mentre si riaccende la polemica con gli armeni

Il dato è forse unico in tutto il mondo nel suo genere: nel 1991 gli agiari, minoranza etnica della Georgia sud-occidentale, erano per il 75% mussulmani. Oggi, secondo i documenti ufficiali dell’attuale repubblica di Agiaria recentemente resi noti, appartengono per il 75% alla metropoli di Batumi della Chiesa Ortodossa georgiana. Si tratta di una inattesa e incredibile conversione. L’islamizzazione degli agiari risale al 1614, anno della conquista ottomana.

Annessa all’impero russo nel 1878, l’Agiaria, una provincia di 3000 kmq, passò alla Georgia nel 1920 e, dopo un breve conflitto, divenne una repubblica sovietica autonoma, sebbene appartenente alla Georgia. Oggi l’Agiaria continua ad essere una repubblica autonoma della Georgia e come l’Ossezia del Sud, separatasi da Tbilisi nel 1991, è una di quelle aree del Caucaso che hanno subito sia il fuoco incrociato di Russia e Georgia per il predominio territoriale, sia le repressioni di Saakashvili, il presidente georgiano espressione dalla Rivoluzione delle Rose del 2003, strenuo nemico dei movimenti indipendentisti.

Sulla dinamica del ritorno in massa degli agiari al cristianesimo ortodosso aveva già parlato il metropolita Dimitri, a capo della provincia ecclesiastica di Batumi (capitale della repubblica caucasica), in una intervista della fine del 2012. Il metropolita Dimitri ha raccontato che la conversione di quasi un intero popolo è accaduta sotto i suoi occhi: “Nel 1991”, ha dichiarato, “cinquemila persone tra musulmani e atei si convertirono all’Ortodossia. Nello stesso anno, aprimmo una scuola superiore di studi teologici nella città di Khulo: fu la prima scuola religiosa ad aprire nell’URSS”.

Oggi, molti parroci provengono da famiglie islamiche. Basti pensare che il rettore del seminario di Batumi è il nipote di un mullah formatosi a Istanbul.
L’Agiaria confina a sud con la Turchia e, secondo alcuni articoli comparsi di recente sulla stampa locale, non manca un tentativo da parte turca di sostenere e incrementare la presenza islamica nella regione.

I giornali agiari hanno parlato dell’arrivo nel loro paese di discepoli del noto predicatore ottomano Süleyman Hilmi Tunahan, originario di un villaggio oggi in territorio bulgaro e attivo a Istanbul fino al 1959. Del resto, in Agiaria restano ancora piccole enclave islamiche, soprattutto fra i villaggi dell’entroterra. Proprio nel villaggio di Khulo ci sono una moschea e una madrasa (scuola coranica), e gli anziani parlano il turco.

La convivenza per ora sembra piuttosto pacifica, nonostante la conversione al cristianesimo di molti mussulmani sia diventata una sorta di tabù per il resto della minoranza islamica georgiana, che va dai ceceni al confine con Cecenia e Dagestan, agli sciiti della Georgia orientale, verso l’Azerbaijan.

Certo bisogna riconoscere che lo stato georgiano non favorisce l’islam, anzi il cristianesimo ortodosso è compreso in un quadro in cui vige ancora la religione di Stato. Proprio alla fine di agosto, nel distretto di Adiguéni, nella Georgia sud-occidentale, è accaduto il caso ribattezzato dalla stampa locale “il minareto della discordia”.

Le autorità civili hanno demolito un minareto per il quale non erano stati pagati i dazi doganali dei materiali edili necessari alla costruzione. Tutti i musulmani che protestavano contro la demolizione sono stati arrestati.

Le ragioni della conversione sono presto dette dal metropolita Dimitri di Batumi: gli agiari furono forzosamente convertiti all’Islam dagli ottomani, ma, in fondo, restarono cristiani. Continuarono fino a tempi recenti a indossare la croce, anche segretamente, mantennero la consuetudine di dipingere le uova per Pasqua (tipica tradizione popolare dell’oriente cristiano) e avere icone in casa. A questo si aggiunga il fermento religioso negli ultimi anni dell’URSS e dopo il crollo del 1991: basti ricordare la conversione pubblica con il battesimo del presidente Eduard Shevardnadze, ex ministro degli Esteri sovietico divenuto figlio spirituale del patriarca georgiano Ilia II.

Ancora il paragone ci riporta all’Ossezia del Sud, sul confine settentrionale, che, dichiaratasi de facto indipendente dalla Georgia nel 1991, a prezzo di un conflitto sanguinoso, ha vissuto una grande rinascita religiosa con conversioni e battesimi con il vescovo Giorgio di Alania, del Sinodo greco dei Resistenti di Oropos e Philì.

Certo alla Chiesa Ortodossa Georgiana non manca l’attivismo, tanto da riaccendere qualche dissapore al confine con l’Armenia. Pochi giorni fa, il padre Hakob Sahakyan, parroco armeno nella città di Akhaltsikhe, ha dichiarato ai media locali che la Chiesa georgiana sta organizzando pellegrinaggi e funzioni religiose nelle due antiche cappelle “gemelle” del villaggio di Damala, appartenenti ad un complesso monastico del X-XI secolo e considerati patrimonio storico degli armeni che vivono in Georgia. Per ora la faccenda non ha avuto risvolti forti: è approdata al Ministero armeno della Cultura, che ha nominato una commissione di specialisti che si occupi di dirimere la questione.

La nuova controversia con gli armeni testimonia di uno Stato che professa ufficialmente il cristianesimo ortodosso, che destina consistenti finanziamenti alla Chiesa di Stato e che, pur inglobando in sé minoranze religiose storiche, tiene comunque a conservare una gerarchia delle confessioni cristiane e delle fedi. Anche i rapporti con la Chiesa Cattolica, che raccoglie circa il 2% della popolazione georgiana, sono spesso soggetti ad alti e bassi.

Si tratta sicuramente di una deliberata e cosciente politica religiosa, ma anche di una sentita questione di sicurezza interna e dei confini. Questo riguarda soprattutto l’islam e la Cecenia, in cui da diverso tempo va prendendo piede una forma di radicalismo islamico “sciolto”,  anche con improvvise iniziative terroristiche di singoli individui, come ha ben mostrato all’occidente l’attentato alla maratona di Boston dello scorso aprile.

Fonte: Georgia: in aumento le conversioni dall’islam al cristianesimo – Vatican Insider.

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