Giornata della vita, l’omelia di padre Gheddo

febbraio 3, 2013 Piero Gheddo

Nell’omelia preparata per la Giornata della vita il missionario del Pime spiega perché la Chiesa si interessa di bioetica, anche oggi, in Italia, in prossimità delle elezioni. Come dice Benedetto XVI: «L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo»

Pubblichiamo l’omelia preparata da padre Piero Gheddo, missionario del Pime, in occasione della Giornata della Vita che quest’anno ha per tema: “Generare la vita vince la crisi”.

La liturgia di questa domenica parla del rapporto di Dio con l’uomo attraverso i profeti, che hanno ricevuto il compito di trasmettere la parola e la volontà di Dio a Israele e poi a tutti gli uomini. La prima lettura è del profeta Geremia, formato e consacrato fin dal seno materno, che nel 650 prima di Cristo aveva predetto l’esilio del popolo in Babilonia, poi è incarcerato e battuto, deve scappare in Egitto e in seguito viene ucciso. Non era creduto. Lo stesso è poi successo a Gesù, il Figlio di Dio e massimo profeta. Il Vangelo riferisce cosa dicevano di Gesù: non è il figlio di Giuseppe, cioè di un falegname? Quello che hai fatto a Cafarnao fallo anche qui e ti crediamo… Anche lui non era creduto. Gesù aggiunge: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria».

I PROFETI NON SONO CARTOMANTI. Chi è il profeta? Non colui che predice il futuro come fanno gli indovini, i cartomanti e quelli che leggono le stelle e predicono il futuro con gli oroscopi. Per la Bibbia il profeta è chi parla in nome di Dio, che annunzia la verità che viene da Dio. Dio ha voluto servirsi degli uomini per trasmettere i suoi messaggi, la sua volontà, non solo nell’Antico Testamento, ma anche nel Nuovo. Gesù si è fatto uomo per farci conoscere il volto di Dio, per trasmettere la volontà di Dio e dopo di lui i Papi, i vescovi e tutti quelli che nella Chiesa parlano in nome di Dio. Ma solo l’uomo Gesù Cristo era perfetto, tutti gli altri dopo di lui sono imperfetti, deboli, peccatori. Noi preti parliamo dal pulpito, abbiamo l’autorità di parlare in nome di Dio, ma per carità, come uomini non siamo credibili, specialmente quando diciamo cose che vanno contro corrente e richiedono la conversione. Anche i santi riconosciuti dalla Chiesa avevano i loro difetti e a volte non erano creduti. Spesso si crede di più ai falsi profeti, che non a quelli autentici mandati da Dio. Perché Dio ha voluto servirsi degli uomini e non degli angeli? Il motivo è facile da capire. La fede è un dono di Dio ma è anche libera scelta dell’uomo, perché Dio ci dà tanti motivi per credere e tanti motivi per non credere. Siamo sempre liberi di credere o non credere. Noi dobbiamo credere al Vangelo, al Papa e ai vescovi che parlano in nome di Dio, di Gesù Cristo e con l’assistenza dello Spirito Santo.

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