Gli attentati contro i cristiani copti mirano a destabilizzare tutto il Paese

Il Sismografo | Ago 09, 2018

MOHAMMED ABED / AFP

Parla il Patriarca di Alessandria dei Copti Ibrahim Isaac Sidrak: “i turisti hanno paura, e smettono di venire, con forti ripercussioni per l’economia del paese”

Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sidrak, Patriarca di Alessandria dei Copti è stato ospite a Bibione la sera dell’8 agosto in occasione della IV edizione del Premio dedicato a Mons. Luigi Padovese, ucciso in Anatolia il 3 giugno 2010, nella cornice delle celebrazioni solenni della Perdonanza, aperta dal Card. Bassetti lo scorso 2 agosto. Ha parlato della situazione dei cattolici in Medio Oriente, e ha rilasciato una intervista al Settimanale Diocesano ” Il Popolo”.

Quanti sono i cristiani e i copti in Egitto? In che percentuale rispetto ai musulmani? 

L’Egitto conta più di 100 milioni di abitanti, il 60% è sotto la soglia dei 40 anni ciò vale a dire che è un paese giovane e quindi con numerose potenzialità se ben indirizzate. La maggioranza della popolazione è musulmana e il 10% cristiana, tra questi, la maggior parte è copta ortodossa, mentre il 10% è cattolica e protestante.

Si può celebrare apertamente la messa o ci sono delle restrizioni o delle regole da osservare?

É importante dire che l’Egitto è Cristiano fin dal I secolo e l’Islam è entrato a partire del VII secolo, quindi alla domanda, se si può celebrare apertamente, la risposta è sì. Ma in alcune regioni ci sono difficoltà, per costruire una chiesa, e questo dipende dalla mentalità della gente.

Copti: una minoranza tanto perseguitata. Ma Papa Francesco il 7 luglio a Bari ha detto che “Senza i cristiani non c’è Medio Oriente”. Ce ne spiega il significato?

La presenza cristiana in Medio Oriente è un fatto molto importante per la convivenza, il dialogo e lo scambio tra le culture.

I cristiani, lo dicono i numeri degli attentati, sono nel mirino dei terroristi. Come è cambiata la vostra vita dopo quegli episodi?

I cristiani, secondo il numero degli attentati, sono nel mirino dei terroristi, questo è vero, ma nello stesso tempo si può dire che, l’Egitto lo è stato e lo è sempre, di mira dei terroristi, e in modo particolare i cristiani, che sono il punto debole. Allo stesso tempo politicamente parlando, quando succede qualcosa in una chiesa o per i cristiani, viene subito avvertito da tutta la società e per questo, gli attentati mirano a disturbare la vita della popolazione e del paese, i turisti hanno paura, e smettono di venire, con forti ripercussioni per l’economia del paese. Grazie a Dio dopo il 30 giugno 2013, la situazione è molto migliorata. Soprattutto dopo che il presidente è andato in una chiesa per presentare gli auguri di Natale ai cristiani e d’allora questo è diventato abituale.

Come si è fatto strada l’Isis in Egitto?

L’Isis come esercito non è mai stato in Egitto, solo forse nel territorio del Sinai nord, ma è stato combattuto dai militari egiziani. Il problema è sempre nella mentalità e nel dogma che i fratelli musulmani e i salafiti cercano di diffondere tra i giovani, nel nome della religione.

Quale è il rapporto con la popolazione musulmana?

Fin dall’inizio si può dire che, i musulmani egiziani hanno avuto sempre una grande apertura del Medio Oriente con gli europei come gli italiani e i francesi, per questa ragione l’egiziano in sé, è una persona aperta e buona. Ci confrontiamo sempre con la stessa vita, con il suo bene e le sue difficoltà, tutti affrontiamo insieme le varie sfide, vivendo un dialogo di vita nella quotidianità. Quindi in generale il rapporto è buono, ma disturbato, strumentalizzato, manipolato da alcuni estremisti e fondamentalisti, sfruttando la povertà e l’ignoranza della popolazione.

Di solito, dove ci sono cristiani ci sono anche scuole e ospedali. Avete di queste realtà? Sono aperte a chi?

A proposito delle scuole e gli ospedali. La Chiesa cattolica in modo particolare ha circa 170 scuole cattoliche. Gli ospedali, purtroppo, per mancanza di vocazioni di suore infermiere, soffrono di assistenza, tuttavia ci sono gli ambulatori che aiutano la gente, nelle zone più popolari. Le scuole e gli ospedali sono aperti a tutti gli egiziani, musulmani e cristiani.

Molto si discute in Europa sulla accoglienza dei migranti. Anche voi ne avete: da dove vengono e cosa potete fare per loro?

Dappertutto nel mondo ci sono migranti così come anche da noi. La maggior parte sono africani e asiatici, in modo particolare dal Sudan e la Siria. Oggi la Chiesa è impegnata ad offrire un sevizio umanitario, così come anche lo Stato si preoccupa dell’assistenza.

L’anno scorso si è avuto l’incontro a Il Cairo con Papa Francesco. Un evento straordinario: quali segni ha lasciato?

A proposito della visita del Santo Padre, l’anno scorso, è stato un evento molto importante per tutti gli egiziani. Il Papa ha parlato molto bene, prima e durante la sua visita, e ha mostrato il suo amore e il suo sostegno al popolo egiziano. Il popolo egiziano, lo ha accolto molto bene e con affetto, lo ha rispettato molto ed ha accolto i suoi messaggi nei discorsi. Un’occasione molto grande per tanti egiziani colti, che hanno commentato la visita in maniera molto positiva e ciò ha provocato un cambiamento del clima culturale in generale e del rapporto tra musulmani e cristiani, soprattutto tra l’Azhar, il Vaticano e la Chiesa egiziana. Anche al livello ecumenico tra i cristiani l’evento è stato molto positivo.

Papa Francesco ha incontrato anche il grande Iman. Come è stato vissuto sia dai cristiani che dai musulmani questo incontro?

L’abbiamo già accennato (nella domanda precedente), ma lo confermiamo ancora. L’incontro tra il Papa e il gran Imam è stato senz’altro un passo in avanti, un evento molto apprezzato dai musulmani stessi e dall’Imam e che ha aiutato molto a rendere migliore il rapporto tra il Vaticano e l’Azhar.

L’Egitto ha visto un brusco calo nei flussi turistici: quanto la presenza di turisti può essere di conforto alle comunità anche cristiane?

Senz’altro il turismo è essenziale ed è una fetta molto importante dell’economia egiziana. Quindi, quando avviene un calo, come negli ultimi 10 anni o poco meno, in cui si registra una forte diminuzione del turismo in generale, le difficoltà economiche vengono risentite da tutta la popolazione egiziana, e non solo da una parte di essi. Tante famiglie lavorano in questo campo, e quindi sono influenzate tutte economicamente.

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