Grecia, la Chiesa si prepara a separarsi dallo Stato – Vatican Insider

Gli ortodossi greci hanno avviato gli incontri per definire un piano in caso di separazione dallo Stato. L’arcivescovo di Atene attacca l’Europa per le politiche di austerità

Raffaele Guerra

Martedì 15 ottobre la Chiesa Ortodossa greca ha ufficialmente convocato ad Atene una commissione che elabori un piano per salvare la “barca” nel caso in cui arrivi la temuta separazione dallo Stato. È risaputo da tempo: a premere in questa direzione è l’Unione Europea, la quale considera la fine della “religione di Stato” nei paesi membri come un obiettivo irrinunciabile. E la Grecia non è oggi in una posizione di forza.

Il braccio di ferro a tre fra Chiesa, Stato e Unione Europea prosegue in Grecia ormai da più di vent’anni. Nel 1991, ad esempio, il Tribunale Europeo per i Diritti Umani cassò una sentenza della Corte Suprema greca che condannava alcuni Testimoni di Geova per una funzione religiosa giudicata illegale. Secondo l’UE, la Grecia violava l’art. 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani.

Nel settembre del 1996, invece, sempre il Tribunale Europeo sancì che lo status privilegiato della Chiesa greca nel paese costituisse un fatto antidemocratico. Senza contare le numerose critiche della Federazione Internazionale di Helsinki.

Oggi le pressioni, soprattutto da parte europea, aumentano, aggravate dal peso della Chiesa sulle casse pubbliche. Nonostante i diversi investimenti degli ultimi anni che la Chiesa di Stato ha fatto a favore dell’economia nazionale e nonostante l’immane lavoro che mense ecclesiastiche, monasteri e varie istituzioni della Chiesa stanno compiendo per arginare gli effetti della devastazione economica e sociale, il peso sulle casse dello Stato non è leggero. Il clero, sia greco sia del Patriarcato di Costantinopoli, è infatti tutto stipendiato come un costoso corpo di funzionari pubblici. Certo bisogna anche considerare che lo Stato gestisce gli edifici di culto, incassando il 35% degli introiti di ciascuna parrocchia. Un recente accordo Stato-Chiesa, inoltre, prevede che sarà stipendiato dallo Stato solo un nuovo parroco ogni cinque che andranno in pensione.

Per l’UE, però, la questione riguarda anche i diritti civili. Tanto che il Santo Sinodo greco ha deciso di procede a un’azione immediata, convocando in questi giorni una commissione canonica allargata (vi parteciperanno anche i membri supplenti, oltre a quelli effettivi) che delinei un piano per un’eventuale Chiesa separata dallo Stato. Il compito della commissione è di raccogliere tutte le proposte, i suggerimenti e gli studi e di elaborarli in un progetto unico.

All’ordine del giorno vi sarà anche il metodo impiegato per le elezioni episcopali, che l’arcivescovo di Atene Ieronymos ha suggerito di cambiare. Ad ogni modo, il portavoce del Santo Sinodo greco, il metropolita Vlachos di Nafpaktos ha dichiarato, se ce ne fosse bisogno, che la Chiesa non intende sollevare la questione di una sua separazione dallo Stato, ma che deve essere pronta ad affrontare la situazione qualora si presenti concretamente.

Nel discorso ufficiale con cui ha aperto l’assemblea del Santo Sinodo, l’arcivescovo Ieronymos ha descritto un quadro della società greca che definire a tinte fosche è poco. “La crisi ha molte facce”, ha dichiarato l’arcivescovo, “La società è devastata da povertà, ingiustizia sociale, conflitti, minacce, divisioni, intolleranza”. Ieronymos ha citato anche il problema economico, con durezza: “Dominano il profitto e i grandi gruppi finanziari capeggiati da procuste [Procusta è il soprannome di un crudele brigante della mitologia greca, N.d.R.].  I cittadini sono dominati dalla frustrazione e da una cieca rabbia contro tutto, mentre i politici non fanno che difendere il loro potere. La famiglia si dissolve, mentre aumentano i suicidi. La mancanza di umanità e solidarietà che caratterizza la società moderna”, ha sostenuto l’arcivescovo, “porta alla eliminazione delle vite”.

L’attacco frontale della Chiesa greca contro l’Unione Europea e la Germania di Angela Merkel per le politiche di austerità va ormai avanti da anni e proprio lunedì scorso, all’inaugurazione di un ambulatorio sociale, l’arcivescovo Ieronymos ha dichiarato: “Il popolo greco è provato. La resistenza è ormai esaurita. È rimasta solo la forza mentale”. Il nuovo ambulatorio gratuito di Atene, infatti, è uno dei tanti che la Chiesa, l’Associazione Medica di Atene e ONG come “Medici senza frontiere” stanno aprendo in un paese in cui le multinazionali farmaceutiche hanno tagliato la fornitura di medicinali e le politiche di austerità hanno quasi del tutto distrutto un sistema sanitario nazionale il cui deficit supera i cento miliardi di euro.

La questione dei rapporti fra Chiesa e Stato in Grecia è assai spinosa, soprattutto per un reciproco rapporto di dare-avere che negli ultimi anni di crisi economica sta compiendo un irrinunciabile lavoro di argine alla miseria crescente. Una separazione costituirebbe una grande rottura storica. Da un punto di vista storico-politico, infatti, la Grecia è l’ultimo baluardo della cristianità bizantina e dell’impero di Costantinopoli. In ultima analisi, infatti, il tipo testuale che si riscontra nella Costituzione greca attuale è affine, ad esempio, al “Corpus Iuris Civilis” giustinianeo, fondata, com’è, sulla Santa Trinità. Sulla Triade giura ogni nuovo capo di Stato e di governo alla presenza dell’arcivescovo di Atene. Ad ogni modo, considerate le sole opere caritative e gli investimenti per l’economia nazionale da parte della Chiesa greca, siamo sicuri che un’eventuale separazione dallo Stato, con conseguente mancanza di fondi, non possa costituire, in questa congiuntura storica, un prezzo sociale troppo alto da pagare sull’altare dei Diritti Umani?

Fonte: Grecia, la Chiesa si prepara a separarsi dallo Stato – Vatican Insider.

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