Gruppi pro-aborto lottano per includere i diritti riproduttivi tra gli Obiettivi di Sviluppo

I gruppi pro-aborto stanno lottando per affermarsi nelle Nazioni Unite nonostante gli ultimi fallimenti.
I delegati e i funzionari delle Nazioni Unite sono stati stipati in un’affollata sala conferenze presso il quartier generale delle Nazioni Unite per tutta la settimana per discutere sul nuovo programma di sviluppo. Da oltre due anni i gruppi e i sostenitori pro-aborto portano avanti una campagna per inserire i ‘diritti riproduttivi’ nei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
All’inizio della settimana, i presidenti hanno subito messo in guardia i Paesi sui limiti di tempo. “Bisogna resistere al desiderio di cambiare tutto nell’undicesima ora” hanno affermato. L’ultima stesura non prevedeva alcun progresso in tema di aborto.

Inoltre i presidenti sono stati irremovibili sul fatto che, in mancanza di unanimità, sarebbero tornati al linguaggio concordato in occasione della Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile del 2012. Questo approccio non promette nulla di buono per i governi che promuovono l’aborto, poiché quella conferenza non citava nemmeno i diritti riproduttivi.
Durante le negoziazioni, 58 Paesi hanno chiesto di inserire una nuova espressione controversa, ovvero “salute e diritti sessuali e riproduttivi”.
Questa nuova espressione unisce i termini concordati in passato “salute sessuale e riproduttiva” e “diritti riproduttivi”. Ciò è preoccupante per quei Paesi che non ammettono il ‘matrimonio’ omosessuale o l’aborto, dato che la nuova espressione non è mai stata realmente definita e viene già utilizzata per promuovere queste politiche.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che promuove l’aborto includendolo nella salute sessuale e riproduttiva, è intervenuta a favore dell’espressione controversa questa settimana.
Il ‘testo zero’ degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dovrebbe essere la base per le negoziazioni che inizieranno il prossimo autunno. Il dibattito continuerà probabilmente fino alle prime ore di sabato, in seguito verrà redatto il documento finale.
L’ambasciatore keniano, co-responsabile delle negoziazioni, ha espresso messaggi confusi riguardo alle controversie sorte durante le negoziazioni. Si è definito “agnostico” in un momento di leggerezza, e ha affermato che avrebbe accettato qualunque compromesso raggiunto dagli stati membri.

I gruppi pro-aborto stanno facendo una pressione molto aggressiva per sostenere la propria agenda e temono una replica degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio; infatti fino al 2007 non è stata inserita nemmeno una semplice citazione di ‘salute riproduttiva’ nel programma, e persino allora ha portato a grandi controversie.

I presidenti hanno comunicato ai gruppi non governativi, solitamente non ammessi durante le negoziazioni, che potevano trattenersi, dopo che la settimana scorsa i delegati si sono lamentati del fatto che i gruppi stessero facendo troppa pressione, tra i quali anche i gruppi pro-aborto. “Non possiamo permettere che il ponte di fiducia venga distrutto” ha affermato l’ambasciatore del Kenya.
Oltre ai diritti riproduttivi, uno dei temi più dibattuti nelle negoziazioni riguardava il finanziamento dei nuovi obiettivi di sviluppo. Il maggiore blocco (133 Paesi) è il G77.
Il G77 ha messo in guardia da un possibile crollo delle negoziazioni all’inizio della settimana riguardo a questa questione. I rappresentanti della Bolivia e del Brasile hanno detto alle organizzazioni non governative durante un incontro straordinario che i paesi sviluppati stavano tentando di rovesciare l’intero processo, smantellando oltre un anno e mezzo di negoziazioni. L’Unione Europea ha tenuto un incontro il giorno successivo negando queste accuse.

Se non si raggiunge un accordo entro venerdì sera, il compito di preparare una proposta passerà probabilmente nelle mani Jeffrey Sachs, guru dello sviluppo del Segretario Generale. È risaputo che Sachs sia un sostenitore del controllo della popolazione e della rapida riduzione della fertilità. La sua ultima proposta per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile comprendeva questi elementi.

Un recente documento del Catholic Family and Human Rights Institute spiega le diverse ragioni per cui i diritti riproduttivi non dovrebbero essere contemplati nel nuovo programma di sviluppo.

Catholic Family and Human Rights Institute

Fonte: Gruppi pro-aborto lottano per includere i diritti riproduttivi tra gli Obiettivi di Sviluppo.

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