I Cristiani in Siria Oggi

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Con al 2010 una popolazione cristiana di circa 1.7 milioni su 18 milioni di abitanti, la Siria è tra i paesi del Medio Oriente con il più alto numero di cristiani (l’8-10% circa), seconda solamente al Libano. Divisi in diverse denominazioni, i cristiani siriani possono vantare un’origine antichissima, essendo il loro paese stato uno dei primi ad essere evangelizzato già negli anni di Paolo di Tarso. La restante popolazione siriana si divide tra un 70% circa di sunniti, un 11% di alawiti (branca dell’Islam considerata eretica da diversi sunniti e a cui aderisce la famiglia Assad), un 3% di drusi (religione monoteista diffusa prevalentemente in Libano e Siria), un 3% di sciiti e un 2% diviso tra yazidi (credo monoteista sincretico che unisce aspetti dell’Islam, del cristianesimo e dell’ebraismo) e aleviti (corrente mistica dell’Islam).

Divisi tra ortodossi, cattolici, melchiti, caldei, armeni, siriaci e protestanti (quest’ultimi sono i meno numerosi), i cristiani siriani sono concentrati prevalentemente nelle aree occidentali del paese, dove in alcune zone di ridotte dimensioni rappresentano la maggioranza della popolazione: è questo il caso del Wadi al-Nasara, non a caso nota come “valle dei cristiani”, piuttosto che Al-Suqaylabiyah, centro abitato di 17mila abitanti, in stragrande maggioranza ortodossi, nel governatorato di Hama. Le città con le comunità cristiane più numerose sono Aleppo, che ospita la più grossa, seguita da Homs e Damasco. Nota è poi la cittadina di Maaloula per gli eventi ivi succedutisi durante la guerra civile, centro abitato prevalentemente cristiano e uno degli ultimi tre villaggi in cui si parla ancora oggi aramaico. Nella Siria orientale vi è una presenza cristiana notevole a Deir ez-Zor e ad Al-Hasakah, e in quella meridionale a Suwayda, dove sono la seconda comunità religiosa più numerosa dopo i drusi.

Le condizioni dei cristiani in Siria prima dell’inizio della guerra civile nel 2011 erano buone. Retta dal 1961 dal regime del partito Baath, di ideologia panaraba, secolarista, socialista, nazionalista e timoroso degli jihadisti, tale partito ha sempre avuto un occhio di riguardo per le minoranze religiose, aspetto accentuatosi con l’avvento alla presidenza di un alawita come Hafez al-Assad (padre di Bashar) nel 1971. Un governo così secolare suscitò le ire degli islamisti, che a più riprese tentarono di ribellarvisi in armi dal 1976 al 1982 guidati prevalentemente dai Fratelli musulmani, senza però mai riuscire nei loro intenti. Con l’avvento alla presidenza di Bashar al-Assad nel 2000 la situazione delle minoranze religiose non è cambiata. I cristiani siriani fino al 2011 erano una presenza ben inserita nel paese, svolgendo importanti ruoli in ambito politico, culturale, economico e anche militare (non pochi graduati dell’esercito siriano sono cristiani), senza subire alcuna limitazione dalle autorità Inoltre, nonostante sia un paese a maggioranza sunnita, la Siria non ha alcuna religione di Stato. Unica limitazione a cui sono sottoposti è il non poter essere eletti presidenti, dato che tale carica è costituzionalmente riservata a un musulmano, limitazione che però di fatto non è assolutamente percepita dai cristiani. Con l’inizio delle ostilità nel 2011, la situazione per i cristiani in Siria ha subito un netto peggioramento: nelle aree controllate dai ribelli si sono verificate vessazioni e violenze di diverso grado che vanno dalla discriminazione ai tentativi di conversione forzata, aspetto che ha portato un esodo delle loro comunità dalle zone in mano ai ribelli. E questa persecuzione religiosa non riguarda solamente i cristiani, ma anche le minoranze sciite, alawite e yazide, nonché quei sunniti che non condividono un simile radicalismo. Unica eccezione nel fronte anti-Assad in questo ambito è rappresentato dai curdi della Rojava, regione della Siria settentrionale controllata dalle milizie curde in cui le minoranze cattoliche e ortodosse non subiscono particolari vessazioni, dato che l’ideologia che guida i movimenti curdi in Siria è del tutto scevra dall’integralismo religioso. Nella Siria rimasta sotto il controllo di Assad non vi sono persecuzioni contro i cristiani, ma la loro situazione si è comunque deteriorata a causa del fatto che siano diventati bersaglio di attacchi dei ribelli, attacchi dovuti ad un mix di odio religioso e politico.

Dallo scoppio della guerra civile ad oggi, i cristiani siriani di tutte le denominazioni hanno sempre ribadito il loro sostegno ad Assad, scelta obbligata perché, con la già citata eccezione dei curdi della Rojava, fra i ribelli ha fin da subito prevalso la componente islamista, e non solo nell’Isis e in Al-Nusra (frazione di Al-Qaeda attiva militarmente in Siria), ma anche nel più moderato Esercito libero siriano. Del resto, i resoconti di quanto accaduto a quelle comunità cristiane cadute temporaneamente sotto il controllo di uno dei gruppi ribelli, curdi esclusi, (si pensi all’emblematico caso di Maaloula, per non parlare di quello che è successo nei territori siriani e iracheni in mano all’Isis) non hanno fatto altro che rafforzare la scelta di campo dei cristiani in Siria, che si vedono di fronte al bivio tra un regime laico come quello del partito Baath e un governo islamico. Sul piano militare si segnala anche la presenza di milizie composte da cristiani siriani, come il Concilio militare siriaco e il corpo di polizia Sutoro, entrambi alleati dei curdi della Rojava con i quali hanno combattuto contro l’Isis e Al-Nusra. Schierato invece con Assad è il Sootoro, milizia assiro-siriaca attiva nella Siria settentrionale.

Sorgente: I Cristiani in Siria Oggi

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