I “discorsi di odio”: un reato per reprimere la libertà di espressione dei cristiani | No Cristianofobia

(di Roberto de Mattei) La libertà di espressione si restringe sempre di più per i cristiani in Europa. Anche Paesi di antica tradizione cattolica hanno iniziato ad inserire nelle loro legislazioni un nuovo tipo di crimine, i “discorsi ispirati dall’odio” (in inglese hate speeches), che si riferiscono alla discriminazione e all’ostilità verso un individuo, a causa di caratteristiche particolari, come il suo orientamento sessuale o “l’identità di genere”.

In dodici Stati membri dell’Unione Europea (Belgio, Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Francia, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Svezia) più l’Irlanda del Nord nel Regno Unito, è considerato reato incitare all’odio o alla discriminazione in base all’orientamento sessuale. In quattro Stati membri (Austria, Bulgaria, Italia e Malta) i discorsi ispirati dall’odio sono considerati reati se espressi nei confronti di gruppi specifici, ma gli omosessuali non sono inclusi tra questi. Negli altri Stati membri, i discorsi ispirati dall’odio contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali non sono definiti specificatamente come reato. Le lobbies relativiste vorrebbero una legislazione europea uniforme, che reprima ogni forma di discriminazione, anche solo verbale. Il 24 maggio 2012 il Parlamento europeo ha votato una risoluzione contro l’omofobia e la transfobia in Europa (con 430 voti a favore, 105 contrari e 59 astensioni). Il testo «condanna con forza tutte le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere» ed esorta gli Stati membri a garantire la protezione di lesbiche, gay e transgender dai discorsi omofobi di incitamento all’odio e dalla violenza. Con ciò si intende impedire ogni forma esplicita di critica della condizione omo o transessuale. Si inizia così ad applicare rigorosamente la categoria giuridica di “non discriminazione”, introdotta dall’art. 21 del Trattato di Nizza, recepito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

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