I vescovi dell’Asia denunciano l’aumento dell’intolleranza di gruppi religiosi – Vatican Insider

Nonostante l’appello distentivo del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso che chiede di “creare per buddisti e cristiani” realtà di pacifica convivenza

Alessandro Speciale

Dallo Sri Lanka al Myanmar, i vescovi dell’Asia sono preoccupati per la crescita di movimenti radicali buddisti, nazionalisti e violenti, che minacciano la coesistenza pacifica del mosaico di fedi del Continente.

Gli appelli al dialogo e alla calma, diffusi dall’agenzia vaticana Fides, organo della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, arrivano proprio nei giorni in cui da Roma è partito l’annuale messaggio vaticano per la festa buddista di Vesakh, celebrata con date diverse durante il mese di maggio per ricordare gli eventi principali della vita del Buddha.

Nel messaggio, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso afferma che è “urgente creare, sia per i buddisti che per i cristiani, sulla base dell’autentico patrimonio delle nostre tradizioni religiose, un clima di pace per amare, difendere e promuovere la vita umana”.

Dal Myanmar, un Paese che sta vivendo una lenta e complessa transizione dalla dittatura alla democrazia, a prendere la parola è monsignor Raymond Saw Po Ray, vescovo di Mawlamyine e Presidente della “Commissione Giustizia e Pace” dei vescovi birmani. Nei mesi scorsi, la violenza buddista ha preso di mira la minoranza musulmana nella città di Meikthila, nel nord del Paese, uccidendo almeno 43 persone; più di recente estremisti buddisti hanno attaccato le case dei musulmani e bruciato moschee a Okkan, più a sud.

“Seguiamo le notizie con apprensione – ha detto il presule a Fides –, vi sono alcuni gruppi non inquadrabili che agiscono in modo violento. Le autorità cercano di fermarli. Rigettiamo ogni forma di violenza. Da parte nostra il dialogo interreligioso va avanti ma con i gruppi violenti spesso è impossibile dialogare”.

Secondo Human Rights Watch, alla radice della violenza contro le minoranze musulmane di etnia Rohingya c’è la campagna di “pulizia etnica” lanciata da “monaci buddisti, politici locali e forze di sicurezza”, che finora ha fatto centinaia di vittime e oltre 125mila sfollati, perlopiù musulmani.

In Sri Lanka, invece, un accorato appello al dialogo e alla costruzione della “armonia sociale religiosa nel paese” è il vescovo di Galle, monsignor Raymond Wickramasinghe. “Siamo preoccupati e guardiamo con attenzione quanto accade: come leader religiosi ci stanno a cuore la pace e l’armonia”, ha detto il presule di fronte ai ripetuti episodi di violenza di alcune frange buddiste radicali, come il “Bodu Bala Sana” (BBS, “Forza di potere buddista”).

Due settimane fa, militanti del BBS hanno distrutto una fabbrica tessile di un musulmano alla periferia di Colombo, mentre la polizia assisteva immobile. Mentre si diffondono manifesti e disegni che ridicolizzano l’islam, anche i cristiani sono presi di mira: il 9 marzo a Batticaloa, attivisti del BBS hanno incendiato una chiesa di notte; una settimana più tardi, una folla guidata da monaci buddisti ha fatto irruzione in una chiesa ad Agalawatte, fermando il culto; simili minacce hanno subito una assemblea della Chiesa pentecostale a Kottawa e una a Galle.

L’elenco potrebbe continuare: secondo quanto riferisce Fides, nel 2012 le comunità cristiane in Sri Lanka, di diverse confessioni, hanno registrato circa 50 casi di attacchi da parte di monaci buddisti.  Il presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, a caccia di consensi politici, cavalca le rivendicazioni nazionalistiche e religiose degli estremisti.

Per monsignor Wickramasinghe, la Chiesa cattolica è pronta a “costruire l’armonia nel nostro paese lavorando insieme con i buddisti e con tutti gli uomini di buona volontà. In questo momento ribadiamo l’urgenza della pace fra comunità religiose in Sri Lanka”.

Fonte: I vescovi dell’Asia denunciano l’aumento dell’intolleranza di gruppi religiosi – Vatican Insider.

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