Ideologia di genere: in arrivo il bavaglio per l’informazione cattolica. Io dico no ai nuovi gulag del relativismo | intelligonews

dirittiCome direttore, sono pronto ad essere deferito dall’Ordine dei giornalisti. Perché mai mi adeguerò ad un’ideologia imposta, che sia di genere o meno.

Mai rispetterò i comandamenti che l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Ministero delle Pari Opportunità), dal 13 dicembre prossimo farà diventare imperativi e che costringeranno stampa e giornalisti a uniformarsi.

Ma ecco a voi le nuove Tavole che sembrano regole di buon senso democratico, il titolo è infatti, “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone Lgbt”, ma nascondono, invece, una vera e propria religione rovesciata, con tanto di “Tribunale di Inquisizione laicista”:

1)      “Ognuno sceglie di essere uomo o donna indipendentemente dal sesso”, che è solo caratteristica anatomica: non confondere il sesso col genere (natura contro volontà individuale);

2)      Il “coming out” dovrà essere esaltato, non bisogna criticarlo o macchiettizzarlo;

3)      Lesbica non è un insulto, ma un complimento e poi, a proposito dei trans, bisogna scrivere “la” trans, non “il” trans;

images4)      Il giornalista dovrà educare i suoi lettori a considerare cosa buona e giusta il matrimonio omosessuale che non va messo in contrasto col matrimonio tradizionale, perché il matrimonio dovrà essere semplicemente concepito come “l’unione tra persone dello stesso sesso o tra persone di sesso diverso”;

5)      Il conduttore tv deve garantire un’informazione corretta e assicurare il contraddittorio su questi temi;

6)      Il regolamento Unar vieta, poi, che si possa dire che il bambino ha bisogno di una figura femminile e di una maschile per il suo equilibrio psicologico. Questo sarebbe un luogo comune smentito dalla scienza;

7)      Sbagliato parlare di “utero in affitto”, è dispregiativo, meglio definirla “gestazione di sostegno”.

Fino ad ora i temi etici erano rimessi alla correttezza e all’etica personale dei giornalisti che trattavano tali argomenti. E semmai i palinsesti pendevano, pendevano dalla parte del politicamente e culturalmente corretto, pure con buone dosi di violenza, ironia e arroganza intellettuale (basta vedere certe trasmissioni tv). Ma un conto è il rispetto dovuto per i gay, le lesbiche, le unioni civili, i trans etc, un conto è l’obbligo ad accettare, subire, opinioni, stili di vita (non valori), linguaggi e culture di una minoranza, che qualcuno vorrebbe diventassero la cifra esistenziale di tutti. Addirittura diritti costituzionali. Siamo alla mera società delle pulsioni dell’io. Altro che libertà liberali.

La vera democrazia è la vera uguaglianza (articolo 3 della Costituzione) sancita dalla legge. Lo Stato di diritto unisce i diversi, non gli uguali, né considera privilegiate alcune categorie. Tutti gli insulti, i reati, le aggressioni, come le pene da comminare, sono e devono essere uguali (e qui il pensiero va ad un altro dogma della nuova religione rovesciata, l’omofobia); sia se riguardino i gay, i terroni, i neri, i tifosi di calcio e perché no, i cattolici. Non ci deve essere una razza superiore (in questo caso i gay), che va maggiormente tutelata, con l’aggravante prevista dalla legge Mancino.

Provocazione: visti i tempi, perché non può esistere anche il reato di etero-fobia o di cristiano-fobia? Perché non si reintroduce il reato di bestemmia? Sarebbe da Stato etico, confessionale? E ora dove stiamo andando? Verso uno Stato etico rovesciato: guai a contraddire o combattere il laicismo, il relativismo. La verità è che le presunte vittime stanno diventando carnefici.

Io voglio vivere in un Paese libero: posso ancora da cattolico, da giornalista e opinionista, continuare a dire pubblicamente che il matrimonio tradizionale è tra un uomo e una donna, che un bimbo ha bisogno per il suo equilibrio psicologico di un padre e di una madre, che l’utero in affitto è un utero in affitto, e che uomo significa alcune cose e donna altre? Posso dirlo senza finire in un campo di “rieducazione democratica”? Posso dire che il matrimonio gay è una parodia mentre è già diverso il discorso sulle unioni civili? Il mio è un insulto o un’opinione personale, espressione della mia sacrosanta libertà di pensiero? Sì posso dire le mie idee senza avere sempre il controcanto del politicamente e culturalmente corretto, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.

Fonte: Ideologia di genere: in arrivo il bavaglio per l’informazione cattolica. Io dico no ai nuovi gulag del relativismo | intelligonews.

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