Il calendario dell’odio anticristiano | CulturaCattolica.it

di Don Pinuccio Mazzucchelli
venerdì 25 luglio 2014

2014 07 25 Mossul: cristiani “estirpati” nel silenzio, complice?
“E’ triste vedere l’indifferenza del mondo intero verso ciò che il Medio Oriente sta vivendo. Sono perseguitati perché sono cristiani Sono pacifici. Sono innocenti, dunque. E questo è il grande scandalo. Il mondo intero deve muoversi per allontanare questi atti e chiedere a coloro, che finanziano questa gente – l’Isis – di interrompere gli aiuti militari ed economici.” Così il 23 luglio il patriarca dei caldei, mons. Louis Sako in un appello lanciato alle Nazioni Unite affinché “il Consiglio di sicurezza non rimanga un semplice osservatore delle continue atrocità commesse contro i cristiani”, cacciati dal nord del Paese dagli islamisti dello “Stato Islamico”.
Altrettanto chiare le parole del patriarca siro-ortodosso Ignazio Ephrem II, “l’espulsione programmata dei cristiani di Mosul (…) è un atto barbarico, senza precedenti nella storia dei rapporti tra cristiani e musulmani in questa regione”.
I nostri telegiornali ci dicono, facendo finta di dare notizie, di cosa interessarci, per chi piangere, che cosa è “normale”, chi odiare… Il Papa parla di notizie che giungono: ma spesso non giungono, sono deformate, annegate in un mare di idiozie.
Eppure, facendo la fatica di cercare, è ancora possibile conoscere e sapere.
Questo permette la libertà. Per tutti.
Questo è il primo passo, semplice, anche per sostenere con la preghiera chi porta la croce. Per tutti.
Domenica all’Angelus l’appello del Papa:

Appello per le comunità cristiane in Medio Oriente
“Ho appreso con preoccupazione le notizie che giungono dalle Comunità cristiane a Mossul (Iraq) e in altre parti del Medio Oriente, dove esse, sin dall’inizio del cristianesimo, hanno vissuto con i loro concittadini offrendo un significativo contributo al bene della società” – ha detto il Papa dopo la recita dell’Angelus – “Oggi sono perseguitate; i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro. A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera. Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male!”’
“E a voi, qui in piazza e a quanti ci seguono per mezzo della televisione, rivolgo l’invito a ricordare nella preghiera queste comunità cristiane. Vi esorto, inoltre, a perseverare nella preghiera per le situazioni di tensione e di conflitto che persistono in diverse zone del mondo, specialmente in Medio Oriente e in Ucraina. Il Dio della pace susciti in tutti un autentico desiderio di dialogo e di riconciliazione. La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace! Preghiamo in silenzio, chiedendo la pace; tutti, in silenzio. Maria Regina della pace, prega per noi!”.
Città del Vaticano, 21 luglio 2014 (VIS).

Ripercorriamo queste “notizie che giungono dalle Comunità cristiane a Mossul (Iraq)”, notizie così taciute da noi che fanno pensare ad una scelta di silenzio

28 giugno: il piano di pulizia etnico-religiosa è già evidente
IRAQ – Responsabile Unicef: nel nord dell’Iraq un piano di “pulizia etnico-religiosa” che colpisce le minoranze
L’ondata di sfollati fuggiti da Qaraqosh e dagli altri villaggi cristiani della Piana di Ninive sotto la pressione militare degli insorti sunniti guidati dagli islamisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante ha assunto le dimensioni di una emergenza umanitaria. A Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, la situazione critica è stata affrontata insieme dagli organismi di intervento interazionale e dalle iniziative assistenziali messe in campo dalle comunità cristiane. “Al momento” spiega all’Agenzia Fides il medico triestino Marzio Babille, responsabile Unicef per l’Iraq “nella sola Erbil hanno trovato rifugio in strutture pubbliche o comunitarie almeno 8mila sfollati provenienti dalla Piana di Ninive,…
Dal suo punto di osservazione, il responsabile Unicef per l’Iraq coglie un chiaro disegno politico dietro l’offensiva degli insorti sunniti e le reazioni da essa innescate: “Le zone attaccate” riferisce a Fides il medico triestino “vengono di fatto ‘ripulite’ dei gruppi etnici e religiosi minoritari. Non capita solo ai cristiani, ma anche ai turkmeni che sono dovuti fuggire dalle aree sudorientali del Kurdistan iracheno e sono bersaglio di attacchi mirati anche a Kirkuk. E’ evidente che si vuole riconfigurare la regione definendo le ‘aree’ dove i diversi gruppi possono o non possono vivere. Se si va avanti così, verrà meno ogni possibilità di mantenere una coesione nazionale basata sulla convivenza tra identità diverse. E i cristiani saranno tra le prime vittime di questa deriva”.
Nei prossimi giorni una spedizione dell’Unicef proverà a raggiungere l’area di Sinjar, ai confini con la Siria, dove sono ammassati in condizioni drammatiche 70mila sfollati turkmeni, cristiani e sciiti fuggiti soprattutto dal distretto di Tal Afar davanti all’offensiva dei jihadisti dell’ISIL. “Sulla base delle nostre informazioni” spiega a Fides Babille “riteniamo che tra quei rifugiati, almeno 30mila potrebbero essere bambini e ragazzi”. (Agenzia Fides 28/6/2014).

16 luglio: qualche cristiano e sciita è rimasto e va scoraggiato
Mosul. Il califfato islamico nega aiuti a cristiani e sciiti
I miliziani jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) hanno ordinato ai funzionari pubblici di sospendere ogni fornitura di aiuti in cibo e bombole del gas agli sciiti, ai curdi e ai pochi cristiani rimasti nella seconda città dell’Iraq. Lo confermano all’agenzia Fides fonti cristiane di Mosul, dopo che la notizia era stata rilanciata dal website arabo www.ankawa.com.
Secondo quanto riferito dal funzionario locale Fadel Younis, i rappresentanti del califfato islamico hanno annunciato che ogni infrazione del divieto verrà punita sulla base di regole attribuite alla Sharia. (Radio Vaticana 16 07 2014)
17 luglio: convertirsi o pagare la tassa o andarsene
Iraq: jihadisti segnano le case dei cristiani. Preoccupazione del nunzio
In Iraq è sempre più drammatica la situazione per cristiani, sciiti e curdi rimasti nelle aree del nord occupate dai jihadisti sunniti dell’Isis. La Chiesa irachena conferma che a Mosul i cristiani subiscono l’occupazione delle loro case e la sospensione di aiuti di prima necessità. Ma sulla situazione dei cristiani a Mosul nel nord del Paese, sentiamo, al microfono di Marco Guerra, il nunzio in Iraq e Giordania, mons. Giorgio Lingua:
R. – Qui la situazione è molto grave; appunto ai cristiani è stato chiesto di convertirsi all’Islam o di pagare la tassa per la religione imposta ai non musulmani oppure di lasciare la città. I vescovi – sia il vescovo caldeo, sia quello siro-cattolico sia quello siro-ortodosso – hanno chiesto ai fedeli di lasciare quanto prima la città.
D. – Ma i cristiani, a sentire quello che era stato detto precedentemente, erano tutti fuggiti nella Piana di Ninive. Quindi, invece, qualcuno era rimasto in città?
R. – Qualcuno era rimasto, quelli che non sapevano dove andare o gli anziani … Adesso, qualcuno in più sta uscendo, ma quei pochi che ancora non sanno dove andare rimangono. E infatti le loro case sono già state segnate con la scritta “proprietà dello Stato islamico”.
D. – Nella Piana di Ninive e nei villaggi che nel Kurdistan iracheno hanno accolto i cristiani, qual è la condizione sanitaria e anche umanitaria?
R. – La situazione è preoccupante perché le temperature sono molto elevate – sopra i 40° – in questo periodo, ed essendoci scarsità di acqua e soprattutto anche di elettricità, le condizioni sono veramente difficili. Per questo è necessario almeno scavare dei pozzi per trovare acqua potabile: la Caritas si è subito data da fare. Si è recata sul posto e ha fatto un’analisi della situazione, ora sta realizzando dei progetti e ha già iniziato a scavare dei pozzi.
D. – C’è ancora qualche chiesa o qualche esponente del clero che riferisce qualcosa dai territori occupati dall’Isil?
R. – Sì: ci sono ancora alcune famiglie di cristiani con cui si è in contatto. E ci sono ancora anche due monaci e un fratello, monaco anche lui, della Comunità di Sant’Efrem: sono nel monastero di Mar Behnam, che è a una trentina di chilometri da Mosul, però in territorio occupato dall’Isil. Dicono di stare bene in questo momento, hanno il permesso di uscire ed entrare però non so come si comporteranno adesso, con queste nuove disposizioni.
(Radio Vaticana 17 07 2014)

18 luglio: scompare la comunità cristiana dopo quasi duemila anni
Iraq: le ultime famiglie cristiane lasciano Mosul
Le ultime famiglie cristiane ancora presenti a Mosul stanno lasciando la città dirette verso Erbil, Dohuk e altre località del Kurdistan iracheno considerate più sicure. Lo confermano all’agenzia Fides fonti della locale comunità caldea. Il nuovo esodo ha avuto un’accelerazine negli ultimi due giorni, dopo che gli insorti sunniti e i militanti dell’autoproclamato califfato islamico hanno cominciato a segnare con lettere di riconoscimento le case di cristiani e sciiti per poi prenderne possesso.
In molti villaggi della Piana di Ninive, l’emergenza principale è al momento rappresentata dalla sospensione della fornitura di acqua, resa ancor più insostenibile dalle alte temperature.
“I cristiani che vengono costretti dall’Isis a lasciare le loro abitazioni e ad abbandonare la città, il cui numero varia dalle 50 alle 100 famiglie, – afferma il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shleimun Warduni le cui parole sono riportate dal sito Baghdahope – nella fuga sono fermati ai check point posti all’uscita del centro abitato. Qui gli viene sequestrato tutto, soldi, averi e persino le auto dicendo loro: andate, camminate”.
“Non possiamo parlare, per noi è troppo pericoloso”: sono le uniche parole che una fonte cristiana di Mosul, anonima per motivi di sicurezza, riesce a dire all’agenzia Sir prima di mettere giù il telefono. Poche parole che descrivono tutto il terrore che avvolge la minoranza cristiana che ancora vive intorno a Mosul. Un’altra fonte conferma, sempre al Sir, che “a Mosul non ci sarebbero più cristiani”.
Raggiunto dall’agenzia AsiaNews nella sede del Patriarcato caldeo a Baghdad, il patriarca caldeo Sako commenta con tono amaro la chiusura di ogni possibile forma di dialogo con gli islamisti, che ripetono “fra di noi non c’è che la spada”. “Ho invitato i vescovi – spiega il patriarca – a invitare la popolazione cristiana a uscire e andarsene”. Da ieri mattina quanti erano rimasti hanno iniziato a sgomberare, ora vi sono solo “pochissime persone, solo i più poveri fra i cristiani” che non hanno i mezzi per fuggire. Quanti abbandonano Mosul “trovano accoglienza nei monasteri, nei villaggi”. Questa mattina, continua Mar Sako, “macchine munite di altoparlanti andavano a giro per la città, intimando ai cristiani di fuggire”.
In questo contesto drammatico di caccia ai cristiani è anche difficile ipotizzare forme di dialogo o trattativa. “Non c’è un’autorità con cui confrontarsi, non c’è nessuno – sottolinea il patriarca caldeo – non sappiamo da dove vengano, cosa vogliono davvero. Il governo centrale non ha alcun contatto e ora ha iniziato i bombardamenti aerei”. Riferendosi agli islamisti. Mar Sako parla di “un muro” con il quale è impossibile instaurare “una qualsiasi forma di dialogo”.

20 luglio: L’appello del Papa
(Radio Vaticana 18 07 2014) Radio Vaticana: Sempre più drammatica la situazione per i cristiani nel Paese. Dopo che il palazzo episcopale dei siro-cattolici di Mossul è stato bruciato dagli estremisti islamici, in città non ci sono più cristiani dopo quasi duemila anni. Ne ha parlato anche il Papa all’Angelus, (vedi inizio articolo)

20 luglio: l’antico Monastero di Mar Behnam occupato, via i monaci
IRAQ – Il Monastero siro di Mar Behnam in mano ai miliziani del “Califfato Islamico”
Nel pomeriggio di domenica 20 luglio i miliziani jahdisti dell’auto-proclamato “Califfato Islamico” si sono impossessati dell’antico Monastero di Mar Behnam, a dieci minuti dalla città di Qaraqosh, fino a ieri officiato da monaci siro cattolici. L’Arcivescovo siro cattolico di Mosul, Yohanna Petros Moshe, conferma all’Agenzia Fides che ieri gli emissari del Califfato “hanno imposto ai tre monaci e a alcune famiglie residenti nel Monastero di andar via e lasciare le chiavi”. Non ci sono per ora altre notizie confermate su quello che sta succedendo nel Monastero, anche se molti temono il ripetersi di atti vandalici e profanazioni già registrati in altri luoghi di culto cristiani finiti nelle mani dei jihadisti. Intanto, nella città di Qaraqosh, distante solo pochi chilometri da Mar Behnam – la resa del Monastero da parte dei miliziani islamisti ha già accresciuto lo stato di allarme della popolazione, in maggioranza cristiana.
“La comunità internazionale” sottolinea il sacerdote siro cattolico Nizar Semaan, collaboratore dell’Arcivescovo Moshe “fa registrare una inquietante passività davanti a quello che sta succedendo in quell’area. Occorre uscire dalle dichiarazioni vaghe, e porre in atto misure concrete sul piano umanitario e politico. Ad esempio, è venuto il tempo di inserire questi gruppi nella lista delle organizzazioni terroristiche condannate dagli organismi internazionali, e soprattutto occorre rendere pubblici i nomi dei Paesi e delle forze che li finanziano. I servizi segreti e i governi dei vari Paesi certo sanno certo da dove arrivano le armi e il denaro che tengono in piedi questi gruppi. Basterebbe interrompere il flusso per un mese, e questi gruppi non avrebbero più nessuna forza”. Inoltre, a giudizio di p. Semaan occorre coinvolgere leader e seguaci dell’Islam sunnita nello sforzo di isolare i gruppi jihadisti: “un pronunciamento di condanna nei confronti di questi gruppi da parte delle autorità islamiche, diffuso attraverso la rete delle moschee, avrebbe di certo un effetto rilevante”, fa notare il sacerdote siro cattolico.
Il Monastero dedicato al principe martire assiro Behnam e a sua sorella Sarah, risalente al IV secolo, è uno dei luoghi di culto più antichi e venerati del cristianesimo siro.
(Agenzia Fides 21 /7/2014).

21 luglio: Più di un monastero! Testimonianza: Mons. Syroub.
Radio Vaticana: Fratelli e sorelle “perseguitati”, “cacciati via” dalle loro case, “spogliati di tutto”. Sono i cristiani di Mossul, e in generale dell’Iraq.
Il servizio di Giada Aquilino:
“Un crimine contro l’umanità”. Sulle persecuzioni dei cristiani di Mossul per mano dei miliziani jihadisti delFIsil e dei gruppi armati ad esso legati interviene anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Dopo che nella seconda città d’Iraq è stato bruciato il palazzo episcopale dei siro-cattolici, nelle ultime ore gli estremisti dell’auto-proclamato ‘Califfato islamico’ si sono impossessati dell’antico monastero di Mar Behnam, vicino Qaraqosh, fino ad ora affidato ai monaci siro cattolici. Lo ha confermato l’arcivescovo siro cattolico di Mossul, Yohanna Petros Moshe, all’agenzia Fides. Sull’emergenza dei cristiani di Mossul, oggi è in programma ad Ankawa, vicino Erbil, nel Kurdistan iracheno, una riunione dei vescovi locali con diplomatici stranieri e politici del Paese. Mentre in tutto l’Iraq continuano le violenze e gli attacchi, con 16 vittime solo stanotte a Mahmoudiya e ad Abu Ghraib, sobborgo occidentale di Baghdad, la comunità cristiana d’Iraq appare sempre più a rischio sopravvivenza. Anche il primo ministro iracheno, Nuri al Maliki, ha rivolto un appello a tutti i Paesi del mondo perché “reagiscano uniti contro l’ultimo crimine dello Stato islamico, che ha espulso con la forza i cristiani da Mossul”. E “immenso dolore per la sorte disperata di tante persone innocenti” è stato espresso dal cardinale Leonardo Sandri. prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, alla Messa celebrata ieri a Los Angeles in occasione della festa maronita di San Charbel e di Sant’Elia. Il porporato, che ha ricordato pure le sofferenze dei cristiani di Siria e di tutto il Medio Oriente, ha ricordato le parole di Papa Francesco subito dopo l’Angelus di domenica. “La violenza si vince con la pace”, aveva ribadito il Pontefice.
Sulla preghiera del Santo Padre per i cristiani d’Iraq, la testimonianza di mons. Saad Syroub, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, che nei giorni scorsi aveva lanciato un vibrante appello di pace anche attraverso Aiuto alla chiesa che soffre:
R. – L’appello del Papa è venuto proprio nel momento giusto, perché sono davvero perseguitati: sono stati cacciati dalle loro case, dal loro territorio, dalla loro città solo perché sono cristiani! Una persona viene quindi maltratta e perseguitata per la sua religione, per la sua confessione.
D. – Queste famiglie cristiane adesso dove si trovano?
R. – Alcune sono andate verso nord, verso il Kurdistan; altre verso Erbil; altre ancora nei villaggi cristiani che si trovano nella piana di Ninive. Dunque sono vari i posti in cui queste famiglie si trovano oggi. Sono in una situazione molto difficile, perché non hanno niente: sono state derubate della loro macchina, dei loro soldi, della loro casa, del loro lavoro. E non possono tornare. Quindi la situazione è molto critica; c’è bisogno di un intervento urgente per aiutare tali famiglie a superare questa tragedia, questa sofferenza.
D. – Hanno saputo delle parole del Papa?
R. – La sofferenza è così grande nel loro cuore, nelle loro case oggi, che a volte non ascoltano tutte le notizie…
D. – Quindi attraverso di voi riceveranno questo pensiero del Papa…
R. – Certamente. La nostra è una responsabilità come preti, vescovi, autorità. Il nostro patriarca ha fatto più di un appello per calmare la situazione, che però è molto critica.
D. – Negli ultimi giorni è stato bruciato il palazzo episcopale dei siro-cattolici a Mossul. Anche a Qaraqosh il monastero – fino a ieri affidato ai monaci siro cattolici – è stato occupato dai jihadisti…
R. –Più di un monastero è stato derubato da questi gruppi, che hanno cacciato via i monaci Hanno preso il monastero di San Giorgio, la Casa delle suore dei Sacro Cuore, il monastero dei Domenicani, il monastero dei siro-cattolici, che si trovano tutti a Mossul.
D. – Si può dire che la comunità cristiana è a rischio sopravvivenza?
R. – È a rischio sopravvivenza a Mossul, perché ormai nessun cristiano si trova li, le poche famiglie che sono rimaste forse si trovano nei villaggi al confine con la città.
(Radio Vaticana 21 07 2014) IRAQ – Ultimo esodo da Mosul, coinvolti quasi tremila cristiani
Gli ultimi cristiani che hanno lasciato Mosul dopo l’ultimatum rivolto loro dai jihadisti dell’auto- proclamato Califfato Islamico sono quasi tremila. Un numero molto più alto delle stime approssimative finora circolate, secondo cui soltanto poche centinaia di battezzati erano rimasti a Mosuldopo che la seconda città irachena era stata occupata degli insorti sunniti guidati dai miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL). Lo conferma all’Agenzia Fides il medico triestino Marzio Babille, responsabile Unicef per l’Iraq. “La maggior parte di loro – riferisce Babille – si è mossa verso la tradizionale direttrice nord che da Mosul va verso i centri abitati di Tilkif, Batnaya e Alqosh. Una quarantina di famiglie si sono spostate a est, verso Qaraqosh, e una trentina sono state accolte nella provincia di Dohuk. Venti famiglie hanno raggiunto Erbil, la capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, dove è stato creato un picco Io centro di accoglienza in collaborazione con l’arcidiocesi caldea”.
(Agenzia Fides 22/7/2014).

23 luglio: il patriarca Sako scrive alI’Onu: basta indifferenza verso i cristiani
In Iraq rimane critica la situazione dei cristiani, mentre è di almeno sessanta morti il bilancio di un attacco di un commando armato a un pullman di detenuti, nei pressi di Baghdad. Intanto il patriarca dei caldei, mons. Louis Sako ha lanciato un appello alle Nazioni Unite affinchè “il Consiglio di sicurezza non rimanga un semplice osservatore delle continue atrocità commesse contro i cristiani”, cacciati dal nord del Paese dagli islamisti dello “Stato Islamico”. Ma sentiamo le parole di mons. Sako, al microfono di Michele Raviart:
R. – Mille famiglie hanno lasciato Mosul, dopo la pubblicazione debordine dell’Isis. Sono nei villaggi cristiani della Piana di Ninive e anche nelle città curde. Il Kurdistan e la Chiesa caldea hanno aiutato un poco queste famiglie, ma finora non sono state prese misure per aiutarle o per trovare una soluzione politica per loro. La gente, dunque, ancora è nel panico. Ieri hanno sentito dei bombardamenti vicino ad un villaggio e hanno lasciato le loro case. Io ho incontrato ieri il capo del Kurdistan e, tornando a Baghdad, ho incontrato il presidente del Parlamento e tanti politici. Sto cercando, dunque, con loro, un aiuto umano, ma anche politico.
D. – Cosa possono fare le istituzioni politiche irachene e che cosa chiede lei al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?
R. – E’ triste vedere l’indifferenza del mondo intero verso ciò che il Medio Oriente sta vivendo. Sono perseguitati perché sono cristiani Sono pacifici Sono innocenti, dunque. E questo è il grande scandalo. Il mondo intero deve muoversi per allontanare questi atti e chiedere a coloro, che finanziano questa gente – l’Isis – di interrompere gli aiuti militari ed economici.
D. – L’Onu ha parlato appunto di crimini contro l’umanità e lei ha usato le parole durissime di “pulizia etnica”…
R. – Le parole e le condanne non bastano. Questi non capiscono! Bisogna fare pressione sui governi regionali. Noi siamo molto preoccupati anche del nostro patrimonio: ci sono chiese antiche a Mosul, dal V fino al X secolo, e queste chiese sono state bruciate, distrutte ed è tutto finito. Se esplode una nuova chiesa, ne possiamo costruire un’altra, ma questo patrimonio è storico e non lo è solo per i cristiani e per l’Iraq, ma per il mondo intero. Tutti devono agire e non solo guardare.
D. — C’è un’emergenza umanitaria. Di che cosa hanno bisogno i cristiani che sono fuggiti da Mosul?
R. – Sono stati cacciati e non hanno niente. Quelli di Isis sono entrati nelle loro case e hanno preso tutto. Non hanno un soldo! Noi, come Chiesa, diamo loro da mangiare, ma non basta, perché hanno altri bisogni. Domani ci sarà una marcia a Lione, come ha scritto il cardinale Barbarin, e questa marcia, questa vicinanza, ci dà la forza per non perdere la fiducia ed anche la speranza, altrimenti la gente lascerà, andrà via, e il Paese resterà vuoto.

24 luglio: “Alcuni Stati finanziano i jihadisti”
Denuncia del Patriarca dei siro-ortodossi nel corso di una conferenza stampa su quanto sta accadendo a Mosul
La voce dei cristiani perseguitati in Iraq si leva in alto grazie al patriarca siro-ortodosso Ignazio Ephrem II, che ha denunciato l’epurazione religiosa condotta dai jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) nel corso di una conferenza stampa presso la sede patriarcale di Atchaneh, in Libano.
Secondo quanto riporta l’Agenzia AsiaNews il Patriarca ha detto anzitutto che “l’espulsione programmata dei cristiani di Mosul (…) è un atto barbarico, senza precedenti nella storia dei rapporti tra cristiani e musulmani in questa regione. La stessa Agenzia riferisce che sul suo viso “si potevano leggere segni di indignazione e di collera”. “Condanniamo con la massima energia – ha proseguito il Patriarca – questi atti e insistiamo sul fatto che tale comportamento non è quello dell’islam che noi conosciamo, che incontriamo e col quale viviamo da più di 13 secoli”.
Pertanto, l’invito di Ignazio Ephrem II è rivolto ai “fratelli musulmani e ai loro leader”, affinché prendano “chiaramente posizione contro queste azioni”. Egli ha chiesto quindi, ai musulmani ma non solo, che la solidarietà si manifesti al di là delle parole e si traduca in un appello chiaro “ai regimi che appoggiano, armano e finanziano lo Stato islamico e altri gruppi simili, perché smettano di farlo, in quanto questo fanatismo e questi atti ricadono inevitabilmente, a breve o a lungo termine, su coloro che li appoggiano”.
Il Patriarca si è poi rivolto all’Onu. “Da parte nostra – ha affermato – contiamo di ricorrere alle Nazioni Unite e alla Commissione dei diritti dell’uomo e chiedere loro di essere coerenti con la Carta che pretendono di rispettare”. “Noi non chiediamo all’Occidente nient’altro che il rispetto dei principi della Carta e di non applicarla in modo selettivo, a seconda degli Stati e dei gruppi sociali”.
A proposito di rapporti geopolitici, il Patriarca ha aggiunto che “ci sono prove che questi gruppi sono appoggiati da Stati”.

Fonte: Il calendario dell’odio anticristiano.

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