Il carnefice normalizzato | Commenti | www.avvenire.it

La Camera ha respinto la proposta di stralciare dal disegno di legge sul riconoscimento dei figli naturali l’emendamento introdotto a sopprimere la diversa disciplina dedicata all’incesto, e ai figli d’incesto, che i genitori potranno riconoscere col consenso d’un giudice.

L’argomento mi è doloroso. Non sono i figli gli incestuosi, sono i genitori. E i figli hanno tutti i diritti, pur quando i genitori avessero violato tutti i doveri. Ma è appunto in questa distinzione, o separazione di sfere giuridiche (che è già una tragedia, in queste storie sventurate) che la riflessione cerca giustizia. L’incesto ha dagli albori dell’umanità, nella graduatoria dei disvalori, il posto della violazione somma, esplorata dalla psicanalisi moderna non meno che dalla grande letteratura tragica antica (come dimenticare il cuore di Antigone, dei suoi fratelli uccisi per reciproca mano, figli d’un padre figlio di identica madre) e oggi affiorante nelle cronache, rare ma crudelissime, di inaudite violenze.

Non sono i figli, mai, colpevoli. Ma resta il problema di che cosa fare, di giusto. Ci siamo lasciati alle spalle il postulato che a dannare i figli della generazione incestuosa, relegandoli nell’inferno degli orfani predefiniti, sia il principio di tutela della famiglia così preminente da cancellare la loro identità, il loro destino, la loro verità (soppressa), la vergogna della vita. No, sono figli d’uomo e di donna. Possiamo aver detto che i genitori non hanno diritto, loro, di dirli figli. Ma loro, i figli, hanno diritto di dire padre e madre a chi li ha così generati, se vogliono. È questo il succo, e il risultato, di una sentenza della Corte costituzionale che risale a dieci anni fa (n. 494/2002). Disse che ai figli non si può far colpa dell’altrui colpa, né rinnegare il diritto (Onu, Dichiarazione1989, art. 8) a un genitore, a un nome, a una famiglia. Sicché già ora, per la legge attuale vigente, il figlio di genitori incestuosi può chiedere al giudice d’esser dichiarato figlio, acquisendo tutti i diritti d’un figlio, qual è.

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