IL CASO/ Babbo Natale “ucciso” dal buonismo: sarà strano, ma invece il Presepe è risorto

martedì 25 dicembre 2012

Va bene, ti viene subito da pensare: la solita stupidaggine americana della notizia gonfiata in modo da attirare i lettori che, per quanto già navigati, un click o un’occhiata in più sul Babbo Natale che dà cattivo esempio perché fumatore e obeso li sprecano comunque; così, forse, lo scopo della signora McColl, avvocato canadese promotrice della causa anti-fumo, è già stato raggiunto, dato che la sua idea è stata quella di investire duecentomila dollari per pubblicare una versione depurata e corretta da diffondere tra i genitori di lingua inglese, francese e spagnola (in questo caso se ci ignorano stiamo zitti volentieri) di “Twas the night before Christmas”.

Che è una canzoncina di Natale tutta rimata, facile da ricordare, nella quale togliere o modificare un verso equivale ad azzoppare la memoria di qualsiasi bambino americano con un raggelante bip da post edizione messo, secondo la McColl, su un paio di versi: quelli nei quali si racconta dell’aureola creata dal fumo della pipa attorno alla testa del vegliardo, e che è sceso dal camino vestito di pelliccia dalla testa ai piedi.

Si tratta di una poesia ingenua scritta nell’800 da un papà per i suoi bambini, che si pubblicava in quelle edizioni cartonate con i disegni a penna di bambini perfetti, bimbe con capelli biondi corti, vestaglietta imbottita e fratellino con l’orsetto, per di più newyorkesi, in pigiama davanti al fuoco, un altro più piccolo in braccio all’omone con il faccione.

Al limite trovavamo l’immagine un po’ stucchevole, ma la folata del politically correct che l’ha raggiunta e stravolta non ha un buon odore, perché trova lo scorretto, il vizio nascosto, il male dove nessuno lo sarebbe andato a cercare. Tutti aspettavamo che si alzasse questa geniale avvocatessa a notare che nel 21° secolo non si può più tollerare che Santa Claus sbuffi fumo in faccia ai pargoli, ma soprattutto che spinga i ragazzi al vizio del fumo.

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