Il caso della Pontificia Università Cattolica del Perù

(di Julio Loredo) Già in gestazione dagli inizi degli anni ‘60 in ambienti teologici progressisti latino-americani, la Teologia della liberazione (Tdl) è venuta alla luce in una riunione dell’ONIS (Oficina Nacional de Información Social) a Chimbote, Perù, nel luglio 1968. Era una relazione nella quale P. Gustavo Gutiérrez presentava la tesi di laurea che, sotto l’egida di Henri de Lubac, egli stava allora sostenendo alla facoltà gesuita di Lyon-Fourvière. Ampliata e aggiornata, questa tesi divenne poi il libro «Una Teología de la Liberación. Perspectivas» (1), caposaldo della corrente. “Questo libro — commenta il teologo della liberazione uruguaiano Juan Luis Segundo — è stato come un battesimo. Ma il bimbo era già alquanto cresciuto” (2).

In ogni caso, si è convenuto ritenere il peruviano Gustavo Gutiérrez Merino il “padre fondatore” della Teologia della liberazione.

La Tdl non si presentava come una scuola di pensiero bensì come una “praxis rivoluzionaria”. “Ciò che intendiamo per teologia della liberazione è il coinvolgimento nel processo rivoluzionario”, sentenziava P. Gutiérrez (3). Un coinvolgimento atto a impiantare il socialismo marxista in America Latina: “Dobbiamo attuare una rivoluzione sociale che rompa lo status quo e introduca la nuova società, la società socialista” (4).

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