IL CASO/ Il “baluardo” della Chiesa nella povera Spagna

domenica 10 marzo 2013 –  Cristina López Schlichting

Nonostante la crisi, la crescente povertà sociale e il discredito di cui soffrono le istituzioni spagnole (partiti, amministrazioni, Parlamento e perfino la Casa reale), la Chiesa spagnola continua a ricevere un notevole sostegno economico. Dal 2007 vige un accordo firmato tra la Conferenza episcopale spagnola e l’allora Premier Josè Luis Rodríguez Zapatero, secondo il quale i fedeli che lo desiderano possono destinare il 7 per mille delle loro tasse alla Chiesa, mettendo una crocetta nella loro dichiarazione dei redditi. Quest’anno ci sono stati 7.357.037 contributi. Posto che il 23-24% delle dichiarazioni sono congiunte (marito e moglie), si può stimare che circa 9,1 milioni di contribuenti spagnoli hanno scelto di devolvere parte delle loro tasse alla Chiesa, un milione in più rispetto a quelli che l’hanno fatto nel 2007. In questo computo non sono compresi coloro che, per via dei loro bassi redditi, sono esentati dal pagamento delle imposte.

Con sei milioni di disoccupati e più di un milione di famiglie in cui tutti i membri sono senza lavoro, solo 97.786 spagnoli non hanno messo ancora la crocetta sulla casella destinata alla Chiesa rispetto al 2012. Probabilmente il fenomeno è da mettere in relazione con il ruolo impressionante che la Caritas sta avendo nella società (l’anno scorso ha assistito due milioni di disoccupati) e con la generosità con cui i Vescovi spagnoli stanno contribuendo a raccogliere fondi per questa realtà ecclesiale (hanno appena dato un nuovo contributo da sei milioni di euro).

Nonostante questi buoni risultati, il basso livello dei redditi delle famiglie comporta una diminuzione dell’entrate dello Stato. Il Fisco spagnolo raccoglierà meno soldi quest’anno e anche la Chiesa, dato che riceve una percentuale di quello che il contribuente che sceglie di sostenerla versa. Concretamente, la raccolta della Chiesa è scesa di 1,2 milioni di euro, arrivando a 247,1 milioni. Per usare le parole del vicesegretario economico della Conferenza episcopale, Fernando Giménez Barriocanal, “la Chiesa dovrà fare di più, con meno”.

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