Il caso “Kobobo” riaccende il problema della malattia mentale sia in Italia che in Europa ! Ma il Governo Letta resta indifferente?

Dopo le ricorrenti “mattanze” causate da menti psichicamente instabili, non ultima quella avvenuta a Milano dove il ghanese Mada Kobobo ha ucciso l’11 maggio 2013 “per aver sentito entro di sé delle voci”, ancora una volta si riaccende il settore della malattia mentale poco assoggettato ad una legislazione comunitaria, sia in Italia che in Europa per altri casi accaduti in ambito europeo .

 

Recita la UE : l’organizzazione e l’erogazione di servizi sanitari sono di competenza degli Stati membri della UE. (risposta a n/s Petizione n.1003/2011 della Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo 16 marzo 2012 (PE 485.999 v01-00/ CM/896443IT.doc). No comment !

 

In Italia era già avvenuto il caso di Julien Monnet, un cittadino francese il quale ha violentemente sbattuto sul selciato innanzi alla scalinata del Milite Ignoto a Roma il 19 luglio 2008 la propria figlia di 4 anni, aprendo un contenzioso giuridico sulla carenza di una legislazione europea sulla salute di natura psichica.

 

Sembra, sempre da notizie diramate dalla stampa, che in un primo tempo abbia subito il TSO, il trattamento sanitario obbligatorio che si configura ”solo se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici” ( art.43 3° comma legge 833/1978), dopo di ché il Monnet è stato  trasferito al carcere di Regina Coeli per aver commesso il reato di  tentato omicidio od altri capi d’imputazione.

 

Fin qui due storie, fra altre, che hanno appassionato la gente, ma questo comporta una discrepanza  circa le disposizioni e gli obblighi connessi al trattamento sanitario e legislativo che possono variare da uno Stato all’altro, ancor più se trattasi di casi ( il ghanese) extra comunitari, come nel caso in esame.

 

Le n/s richieste in ambito europeo sono state moltissime ( tanto che ci conoscono anche le pietre !) per la n/s insistenza nel richiedere una specifica Normativa, Direttiva Comunitaria, Risoluzione, cioè un uguale provvedimento legislativo sui portatori di handicap psichici per tutti gli Stati membri della Unione Europea, che tutt’ora continuano, pur lasciando tutto il resto a carico degli Stati membri della UE .

 

La Commissione Europea ha respinto queste nostre richieste dichiarandosi “non competente” e pertanto la n/s Associazione ha inoltrato alla “Corte Europea per i Diritti dell’Uomo” di Strasburgo il Ricorso n.44330/06 per ottenere una sentenza che dia adito all’assunzione di una Direttiva Comunitaria uguale e nella stessa valenza in tutti gli Stati UE, sentenza emessa, poi, negativa che non vogliamo commentare ! Di qui altre Petizione alla Commissione Europea ed al Parlamento Europeo.

 

C’è bisogno di una Unione Europea che svolga un ruolo geo-politico di moderazione e proposizione nel campo sanitario, ma anche di iniziative che sappiano articolare sul piano sopranazionale, rispettando identità e competenze degli Stati membri, lo sviluppo dei grandi valori umani, senza cadere nelle tentazioni dell’individualismo e del relativismo, perché è in gioco il futuro che in questo campo sanitario ci pare incerto e problematico, come nel caso Monnet e Kobobo, non solo “ereditato” in Italia .

 

Riteniamo necessario considerare e riconoscere che se una persona vaga per le strade delle n/s città o dei n/s paesi con un piccone sulle spalle e prende a picconate il primo che incontra per la strada a Milano (caso Kabobo) o nel caso molto pietoso del Monnet a Roma , è indiscussa la ragionevole considerazione che trattasi di persone psichicamente instabili, necessarie di cure e non chiacchiere !

 

Purtroppo l’Italia è Nazione assolutamente inadeguata sul piano legislativo, preventivo ed assistenziale a riforma delle patologie psichiatriche, in quanto il bilancio dello Stato è molto arido verso questo settore della medicina ed il Governo Letta (o qualunque esso sia) resta indifferente !

 

Intanto in questo caso, come nei molti che si sono verificati in Italia, sorgono, sull’onda dell’allarme sociale tre considerazioni :

 

a.) la carenza di una legge-delega sulla riforma dell’assistenza psichiatrica e quella di una mancanza di strutture atte alla prevenzione, cura e reinserimento sociale dei “malati” ;

b.) il nodo dell’imputabilità penale per i malati di mente, a seguito della incapacità giuridica di intendere e volere ;

c.) la carenza di una Normativa Direttiva Comunitaria Risoluzione uguale e con la stessa valenza in campo UE per tutti gli Stati membri.

 

Sul primo ormai è indiscutibile l’urgenza che il Parlamento 2014 non stia troppo lontano da questa urgente priorità e necessità, in quanto l’allarme sociale dei gravi fatti avvenuti non sono ultimi e si spera che non si ripetano in avvenire .

 

Il secondo ri-apre il nodo della perizia psichiatrica per raggiungere quella metodologia giuridica della “incapacità di intendere e volere”, a volte decisamente incomprensibile, mostruosa, consequenziale del ritenere la non imputabilità del soggetto autore del “misfatto, che ci fa restare strabiliati e preoccupati in quanto non vi è, ora, più sicurezza nelle strade !!!

 

Il terzo si deve considerare che i problemi sanitari non conoscono frontiere e visto l’elevatissimo grado di mobilità (finalità del 2013 “ Anno Europeo dei cittadini dove si rafforza la consapevolezza dei cittadini europei al loro diritto di circolare e soggiornare all’interno della UE), è necessario compiere importanti passi avanti verso una legislazione comune per la tutela della salute, che vada oltre le pur significative strategie comuni messe in campo dalla Istituzioni Europee di concerto con Organizzazioni Internazionali quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Non si può decisamente affermare che il raptus di Milano sia dovuto ad una “infermità mentale”, sarà una perizia medico-legale a dimostrare la situazione, ma intanto il fatto e la paura resta . Eccome !

 

Non ci vogliamo addentrare nel “fattaccio”, ma si deve considerare che per “disagio mentale” il mondo medico-scientifico definisce situazioni diverse tra loro, quali disturbi del comportamento, panico, ansia, depressione, psicosi, schizofrenia, cronici o recidivi che interessano l’età giovanile/adulta e pazienti, i quali raramente hanno coscienza di malattia.

 

Non è pensabile che menti psichicamente instabili, autori di tragedie umane, possano entrare o ri-entrare nei vituperati Ospedali Psichiatrici Giudiziari o ri-entrare tranquillamente in famiglia e conseguentemente nella società, la quale in tale maniera resta, ripeto, completamente indifesa ed in balia di “costoro” che si devono ritenere socialmente pericolosi.

 

Resta il fatto che in Italia gli OPG dovevano definitivamente restare chiusi entro il 1 aprile 2013 e rinviata la loro chiusura entro il marzo 2014 (?), mentre per il momento il Giudice rinvia questi “rei malati” in strutture OPG, definibili manicomiali, i quali da ben 35 anni dovevano essere chiusi, come le leggi 180 e 833 stabilivano la chiusura di tutti gli Ospedali Psichiatrici ! e superare quei “specifici ed obbrobriosi sistemi di cura” ipotizzando la riconversione delle strutture e cure capaci di garantire interventi integrati e dignitosi per il malato psichico nelle varie fasi del suo trattamento.

 

Ora nel triste episodio di cui sopra, come in altri, si comincia a “ri-sventolare” ai quattro venti la solita “perizia psichiatrica” un sotterfugio giuridico, spesso e volentieri “sistema” per evitare la prigione per introdurre il reo negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (?).

 

Questi “manicomi giudiziari”, la cui “scomparsa” doveva avvenire anche adeguando la normativa penale a quella civile, prevedeva da ben 35 anni la soppressione degli istituti manicomiali, restando i temi dominanti delle “linee guida” per la chiusura degli ex.o.p. mirati ad una corretta assistenza ed ai necessari interventi riabilitativi di tutti gli “ammalati”, considerandoli persone invalidate e bisognevoli di cure, come aveva ritenuto il dottor Alvaro Gil- Robles  ex-Commissario Europeo per i Diritti Umani della UE nel suo Rapporto nella visita in Italia dal 10/717 giugno 2005. .

 

I detenuti negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sono “malati” per aver commesso reati penali e non possono, per mancanza di una specifica legge, che seguire la stessa modalità e diritti degli altri ammalati, considerati e tutelati “nel rispetto della dignità e dei diritti civili garantiti dalla Costituzione”, secondo la volontà del Legislatore che ha voluto porre fine alla sanzione ufficiale di privazione della libertà e di segregazione di esseri umani assicurando un concreto miglioramento del trattamento terapeutico, ancor oggi molto approssimativo.

 

Ancora una volta auspichiamo che l’intendimento delle Istituzioni Legislative ed il Governo Letta si facciano carico di riforme urgenti, invece di formalizzarsi in inutili e dannose litigiosità che non servono né a coloro che gestiscono la res pubblica né ai cittadini, per non dover assistere ancora una volta a questi “abbominevoli massacri” !

 

Il contributo al dibattito sulla disabilità psichica che si svolge nei mass media europei, é per migliorare la qualità della vita delle persone disabili fino al 2015, obiettivo e Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che ritengo sempre auspicabile che abbia anche in Italia spunti di riflessione, di riguardo, di consapevolezza per “vedere” l’handicap  mentale considerato in maniera più aderente alla realtà , perché non è vero che lo stigma del silenzio e della vergogna affianca il “malato” e la sua famiglia, come si vuol far credere !!!

 

La situazione dei servizi pubblici riabilitativi evidenzia la costante necessità di servizi ancora disattesi, con particolare riferimento ad alcune specifiche categorie di disabilità psichica cronica o temporanea.

Nell’Anno della Fede il Santo Padre ha detto “Non lasciatevi rubare la speranza. Capito? Sempre con la speranza avanti” ( Papa Francesco 28 marzo 2013 Casal del Marmo Carcere Minorile ).

E con le parole del Beato Giovanni Paolo II° :” Andiamo avanti con speranza!”

 

Previte

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