IL CASO/ La Nigeria dice no al “colonialismo” gay-lesbo dell’Europa

Luca Volontè

Giovedì 13 marzo il Parlamento europeo aveva votato una raccomandazione in cui si chiedevano pesanti sanzioni economiche, la negazione di visti di viaggio, la revoca degli aiuti stranieri e il forzato isolamento dalla comunità internazionale delle nazioni africane che si rifiutano di sostenere l’agenda omosessuale dell’Ue.

Nel corso del dibattito al Parlamento europeo il socialista francese Marie-Christine Vergiat e l’olandese deputato liberale Marietje Schaake avevano imputato queste colpe in particolare alla Nigeria e all’Uganda.

Nel frattempo, nella capitale della Nigeria, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, aveva incontrato una ferma resistenza nei confronti dei suoi esperti e avvocati da parte delle autorità sulle proposte “gay friendly”. La legge nigeriana infatti vieta i matrimoni omosessuali o unioni l’adozione da parte di omosessuali e la diffusione di propaganda omosessuale.

Rivolgendosi alla delegazione delle Nazioni Unite in Nigeria, il procuratore generale del governo federale nigeriano, Mohammed Adoke, ha sottolineato che le leggi della Nigeria “non criminalizzano l’orientamento sessuale individuale”, ma ha spiegato che l’obiettivo delle proposte è “l’abbattimento del matrimonio tra persone di sesso diverso che è un riflesso delle credenze travolgenti e dei valori culturali del popolo nigeriano”.

In un sondaggio di opinione nazionale tenuto nel 2013, il 92 per cento dei nigeriani intervistati ha respinto il matrimonio tra persone dello stesso sesso. “I vescovi cattolici nigeriani e la comunità musulmana in Nigeria sostengono anche pubblicamente la legge pro famiglia e contro i matrimoni gay come un riflesso delle loro credenze culturali e come parte integrante della difesa della salute morale della Nigeria”. Il disegno di legge, chiamato Same-sex Marriage Prohibition Act è stato firmato dal Presidente Goodluck Jonathan a gennaio. Da allora l’Unione europea, una vasta gamma di organizzazioni internazionali e le Nazioni Unite hanno tentato di costringere la comunità internazionale a prendere misure drastiche al fine di imporre l’agenda omosessuale in Nigeria e altri paesi africani che hanno resistito alla spinta a “normalizzare” il comportamento omosessuale.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite ha dichiarato che la legge nigeriana “può dissuadere le persone LGBT dal seguire l’educazione a proposito dell’Hiv, il trattamento di prevenzione e di assistenza nonché i gruppi religiosi e civili che applicano di tali servizi”. Eppure, i risultati scientifici dimostrano che “nessun altro gruppo di dimensioni paragonabili nella società sperimenta tale patologia intensa e diffusa” come gli omosessuali.

Appare vieppiù chiaro che l’Unione europea continuerà a tentare di forzare le nazioni africane ad adottare la sua agenda omosessuale con ogni strumento a sua disposizione, comprese sanzioni economicamente pesanti, ma deve stare molto attenta. Infatti, le compagnie europee di estrazione di risorse naturali presenti in Nigeria sono tantissime e queste ultime potrebbero subire ritorsioni sui loro contratti ben più consistenti.

A seguito di queste iniziative improvvide e totalitarie, i leader africani hanno invitato a boicottare il vertice con l’Ue, con una decisione resa nota ieri.

Gli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Parlamenti del Pacifico (Acp) hanno rilasciato una dichiarazione che denuncia la decisione del Parlamento europeo di raccomandare sanzioni contro le nazioni africane che si rifiutano di piegarsi all’agenda omosessuale. L’Acp chiede ai capi di Stato africani di boicottare il vertice Ue-Africa in programma per maggio.

L’Acp è un’organizzazione composta di 79 paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico che sono collegati all’Unione europea nel quadro del partenariato Acp-Ce. Rappresentante dello Zimbabwe nel partenariato, Makhosini Hlongwane ha detto che l’Acp ha redatto una dura dichiarazione contro la risoluzione del Parlamento europeo. “Vediamo una europeizzazione pericolosa del nostro sistema di valori e la nostra cultura, legata agli aiuti allo sviluppo”, ha detto Hlongwane, secondo il Sud Africa News24. “Se non prendiamo provvedimenti per fermare ulteriori incursioni nel nostro territorio culturale, siamo condannati come popolo”.

In questi stessi giorni, il medesimo neocolonialismo totalitario del gender emerge dalla scelta di almeno un nome tra quelli inseriti nella lista degli indesiderati redatta dal presidente Barack Obama. “Oligarchi vicini al presidente Putin”, così ampliamente annunciati dalla grancassa massmediatica Usa e Ue non ce ne sono, c’è invece la parlamentare Yelena Mizulina.

Yelena Mizulina ha il solo torto, per altro senza aver nulla che vedere con la vicenda ucraina né con la Crimea, di essere stata a capo “del comitato di questioni familiari della Duma. E’ lei che ha scritto una legislazione conservatrice tra cui il divieto di diffusione di ‘propaganda omosessuale’ tra i minori che ha sconvolto i governi occidentali. Ha inoltre sostenuto politiche di riduzioni degli aborti e altre misure volte a promuovere i valori religiosi russo-ortodossi. Soprattutto, Mizulina è stata autrice di leggi che hanno semplificato le procedure per gli ucraini per ottenere la cittadinanza russa”.

Siamo proprio sicuri che questo neocolonialismo e questa tentazione omologatrice, promossa dalle lobby gay e sostenuta da molti Governi europei, sia oltreché giusta anche opportuna per il futuro prossimo della Ue?

La pervicace volontà di abusare dei diritti umani, travolgendone il significato e la stessa ratio, per promuovere agende gender, il vincolo tra aiuti economici e leggi pro gay, la continua parodia dell’uso ipocrita di questioni geo-politiche al solo scopo di colonizzare Paesi e continenti interi, è accettabile? E’ questo il mandato che i cittadini hanno conferito alla Ue e ai propri governi rappresentati alle Nazioni Unite? L’Europa e i suoi cittadini vogliono tornare ad essere neo colonialisti per il piacere delle lobby LGBT e a causa del supporto dato da esse ad alcuni esponenti di taluni governi? Siamo sicuri che essere amici degli Usa corrisponda a subire e propagare questa unica e totalitaria dottrina?

No, no, no. C’è un limite alla ingiustizia e alla ipocrisia, apriamo gli occhi perché non tutto è perduto.

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