IL CASO/ Via il segno di croce da un asilo del Trentino? Il buon senso dice no

Maddalena Bertolini  – venerdì 2 novembre 2012

Ci sono terre dure da domare.
Quasi sempre sono quelle belle.
La valle dei Mòcheni è una di queste, la valle che pende sopra Pergine Valsugana (quella della canzone, ricordate?) che si diparte come un dito dritta a Nord. E suoi abitanti sono degni di questo Nord che li abita e che li conforma. Sono “mòcheni” e parlano una lingua ibrida, il loro nome viene dal tedesco “machen” che significa: fare.
Chiamati dal Principe Vescovo a lavorare nelle miniere di rame, presto esaurite, e rimasti sposati alle donne trentine; non abbastanza buoni a fare i contadini, sono rimasti cacciatori, hanno girato migrando e vendendo povere cose, sono andati in ’Merica e in Svizzera, sono tornati con gli occhi pieni e le tasche semivuote in case ancora povere. In prati pieni di fieno e di vacche, ai loro monti dai fianchi bianchi ricchi di bestie selvatiche, gli inverni tali da irrigidire la terra del camposanto al punto da appendere i morti ai tetti, in attesa della primavera disponibile.

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