Il cristiano Samir Khalil: serve una sana lucidità | Mondo | www.avvenire.it

Samir Khalil, gesuita e islamologo di fama internazionale, è nato e cresciuto in Egitto, vive in Libano e conosce a fondo la condizione delle minoranze cristiane nei Paesi musulmani. Dove gli attacchi ai cristiani e ai loro simboli sono un fenomeno ricorrente, anche se suscitano meno clamore rispetto a quanto accade in questi giorni con la diffusione del film su Maometto e la pubblicazione delle vignette satiriche che mettono nel mirino il profeta dell’islam.

Come giudica le reazioni del mondo islamico all’iniziativa del settimanale francese Charlie Hebdo?
Sono sproporzionate, inaccettabili e nel contempo prevedibili.  Spropozionate e inaccettabili per la violenza o la minaccia di violenza che le accompagna, e perché non colpiscono i responsabili dell’iniziativa, chi ha pubblicato le vignette, ma le istituzioni francesi e quelle occidentali in generale. Sono prevedibili se si tiene conto della febbre che sta contagiando le piazze islamiche: ormai basta poco per portare in piazza lo scontento che cova come il fuoco sotto la cenere in molti Paesi. Da parte sua, il settimanale francese in nome della libertà ha messo in atto una provocazione per ribellarsi a una posizione ritenuta troppo remissiva da parte dell’Occidente, per affermare che non vuole farsi mettere museruole dai musulmani. L’ha fatto nel momento peggiore, mettendo i governi occidentali in obiettiva difficoltà. Direi che siamo in presenza di due posizioni irragionevoli, di due modi sbagliati di usare la ragione. Sì, prima che un problema religioso, è anzitutto un problema di ragione.

Nei Paesi islamici la religione cristiana è spesso nel mirino. Ma le reazioni sono ben altre…
Vengono attaccati i simboli, i rappresentanti, i testi. E questo accade anche per l’ebraismo. In alcuni Paesi è vietato portare la croce al collo, o si pubblicano libri che irridono il cristianesimo, a volte questo accade persino nei testi scolastici. E pensiamo a quello che accade in Pakistan, dove si può finire in carcere con l’accusa di blasfemia. I cristiani subiscono attacchi ben peggiori, spesso nell’indifferenza o nel colpevole silenzio dell’Occidente.

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