Il nunzio in Siria: l’atmosfera a Damasco è un poco più serena

di Edward Pentin | 13 settembre 2013

(Roma) – Questa settimana i cittadini di Damasco sono meno pessimisti dopo che il governo siriano ha accettato di sottoporre il proprio arsenale di armi chimiche al controllo internazionale, osserva il nunzio apostolico in Siria.

Parlando al telefono con Terrasanta.net il 12 settembre, l’arcivescovo Mario Zenari ha detto che «l’atmosfera è migliorata» rispetto a pochi giorni fa e che «la gente ha ripreso a circolare per le strade».

Il nunzio ha aggiunto che la giornata di digiuno e preghiera per la pace indetta sabato scorso, 7 settembre, da Papa Francesco è stata ben accolta in Siria: «Tutti l’hanno salutata con grande entusiasmo, dai cristiani alle autorità, alla comunità musulmana. È stata un’iniziativa apprezzatissima».

Circa l’attualità del Paese, il nunzio ha detto di non essere al corrente di tutti i fatti di cronaca, perché «è difficile ottenere notizie. Sappiamo che vi sono scontri tra l’esercito regolare e altri, ma non abbiamo informazioni precise».

Il diplomatico pontificio ha anche fatto riferimento all’assedio della scorsa settimana al villaggio, in gran parte cristiano, di Maaloula da parte di ribelli jihadisti del Fronte Al-Nusra. Anche in questo caso ha però detto di non essere a conoscenza di come stiano le cose al momento.

Mercoledì scorso gruppi di uomini armati hanno sparso il terrore assaltando abitazioni e chiese subito dopo aver cinto d’assedio il villaggio. Secondo l’Associated Press nelle sparatorie sono stati uccisi numerosi residenti. Testimoni oculari hanno raccontato di aver visto afferrare cinque abitanti che sono poi stati minacciati con queste parole: «O vi convertite all’Islam o vi tagliamo la testa».

Con i suoi tremila abitanti, Maaloula è uno dei luoghi in cui si parla ancora l’aramaico, l’idioma utilizzato anche da Gesù durante la sua vita terrena.

Monsignor Zenari racconta di essere in costante contatto con i vescovi, il clero e i laici riguardo alla situazione nel Paese, e che quando riceve direttive dalla Santa Sede, si rivolge alle autorità. Il nunzio ha però preferito non commentare gli sforzi diplomatici in corso per scongiurare un intervento militare occidentale contro il regime siriano, limitandosi a dire che «la situazione è delicatissima».

Le minacce di un’azione militare statunitense sono state temporaneamente sospese questa settimana, dopo che la Russia ha presentato un piano per mettere sotto controllo l’arsenale chimico siriano. Funzionari americani hanno detto ieri che il disarmo sarebbe «fattibile, ma è difficile».

I responsabili della politica estera di Russia e Stati Uniti dovrebbero incontrarsi a Ginevra per colloqui su un piano che preveda tra l’altro la consegna da parte della Siria delle proprie scorte ad osservatori stranieri. Tutto ciò accade dopo che gli Stati Uniti hanno accusato il regime siriano di aver causato la morte di centinaia di persone utilizzando ordigni contenenti gas letali in un attacco del 21 agosto scorso alla periferia di Damasco. Le autorità siriane, pur ammettendo di detenerne alcune scorte, hanno negato di aver fatto ricorso a simili armi.

Il patriarca melchita di Damasco, Gregorio III Laham, ha espresso il suo sollievo ieri l’altro, dopo che il presidente Usa Barack Obama ha annunciato la volontà di offrire una possibilità all’iniziativa diplomatica e di rinviare il voto del Congresso degli Stati Uniti, da lui richiesto per avere anche il via libera dei rappresentanti del popolo americano.

«La grandezza di un leader – ha detto Laham, parlando all’agenzia Fides – sta nel cercare la pace e nel costruirla, non nel fare guerre e procurare devastazione. Una superpotenza è tale se è una superpotenza di pace. La logica della violenza non è mai la logica dei saggi. Chiediamo ai leader politici di tutto il mondo di prestare orecchio alla Parola di Gesù nel Vangelo: c’è quanto basta per costruire un mondo di civiltà, libertà, dignità, amore e misericordia».

Il patriarca ha sottolineato che la sorte della Siria è strettamente legata a quella dei Paesi confinanti: «Se un albero brucia, l’intera foresta prende fuoco». Il rischio che corriamo è quello di un conflitto regionale che produrrebbe molte altre migliaia di vittime.

Il patriarca e altri capi delle Chiese cristiane in Medio Oriente esortano i fedeli «a continuare a pregare, come ha chiesto il Papa, per la pace in Siria e nel mondo».

Fonte: Terrasanta.net.

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