Il Papa: io credo, cioè mi conformo solo a Dio

o credo. Da qui riparte la serie di catechesi per l’ Anno della Fede che Benedetto XVI propone ai fedeli che oggi, come ogni mercoledì, si sono riuniti nell’ Aula Nervi. “Un’affermazione fondamentale, apparentemente semplice nella sua essenzialità, ma che apre all’infinito mondo del rapporto con il Signore e con il suo mistero” dice il Papa. Sul credo il teologo Ratzinger ha impostato la sua opera più famosa: Introduzione al cristianesimo. I temi sono gli stessi che nel 1969 sembravano ancora lontani e profetici e oggi sono realtà quotidiana. L’assenza di Dio, il conformismo dei cristiani, l’egocentrismo dell’individuo. La ricetta è ancora quella semplice e potente dell’ ascolto della Parola, dell’affidamento a Dio, così come fece Abramo.

Che significa fidarsi? Significa, spiega il Papa “fondare su di Lui la mia vita, lasciare che la sua Parola la orienti ogni giorno, nelle scelte concrete, senza paura di perdere qualcosa di me stesso.” Abramo è appunto un esempio per noi oggi, perchè “la fede ci rende pellegrini sulla terra, inseriti nel mondo e nella storia, ma in cammino verso la patria celeste.” Credere significa essere “portatori di valori che spesso non coincidono con la moda e l’opinione del momento”, insomma non aver paura di essere “ “controcorrente” per vivere la propria fede, resistendo alla tentazione di “uniformarsi”. In tante nostre società Dio è diventato il “grande assente” e al suo posto vi sono molti idoli, prima di tutto l’”io” autonomo. E anche i notevoli e positivi progressi della scienza e della tecnica hanno indotto nell’uomo un’illusione di onnipotenza e di autosufficienza, e un crescente egocentrismo ha creato non pochi squilibri all’interno dei rapporti interpersonali e dei comportamenti sociali.”

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