«Il presupposto della pace è la fine del relativismo»  | Chiesa | www.avvenire.it

Le parole sempre attuali del Vangelo («Beati gli operatori di pace»), alla vigilia di un nuovo anno che «porta con sé l’attesa di un mondo migliore». E le parole «concrete, positive ed educative» del Papa: «La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile». È il messaggio di Benedetto XVI per il 1° gennaio 2013, 46esima Giornata mondiale della Pace, presentato oggi in Vaticano dal presidente del Pontificio consiglio della Giustizia e della pace, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson.

La pace: dono di Dio e opera dell’uomo
«L’uomo è fatto per la pace» scrive il Pontefice che prende le mosse dalle una delle beatitudini del Discorso della Montagna e dai 50 anni del Concilio Vaticano II per indicare le molteplici opere che nel mondo testimoniano «l’innata vocazione dell’umanità alla pace», che è «dono di Dio». Precondizione della pace è infatti, per Papa Ratzinger, «lo smantellamento della dittatura del relativismo e di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio».
Un testo, quello del Papa che all’indomani della sua comparsa su Twitter è già seguito da 2 milioni di followers nel mondo, che con tratti lievi e precisi indica i campi di azione degli operatori di pace oggi. Dalla difesa della vita, al matrimonio (passaggio che, solo questo ed estrapolato dal resto, è stato usato oggi per strillare parecchi titoli di testate giornalistiche) e alla famiglia, dalla libertà religiosa al lavoro, fino all’economia e allo sviluppo sostenibile, indicando come «fondamentale e imprescindibile la strutturazione etica dei mercati monetari, finanziari e commerciali».

Difesa della vita e matrimonio
Chi sostiene la liberalizzazione dell’aborto, scrive il Papa, «forse non si rende conto di proporre l’inseguimento di una pace illusoria». Via di realizzazione del bene comune e della pace è innanzitutto, per il Papa, «il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente». Chi vuole la pace, aggiunge, non può tollerare attentati e delitti contro la vita. «Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente».

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