Il sacrificio di Suor Rima

di Andrea Avveduto

“La mattina dell’attentato suor Rima aveva meditato il passo in cui Gesù scaccia i demoni, confessando a Dio di essere disposta a offrire la sua vita se il suo sacrificio poteva alleviare le sofferenze della popolazione siriana. Dopo la preghiera, le due religiose sono uscite per la quotidiana visita alle famiglie e agli ammalati, con la certezza di ritrovarsi a casa per pranzo”.

A raccontare con commozione gli ultimi momenti della suora scomparsa in Siria alcuni giorni fa è il Nunzio Apostolico a Damasco mons. Zenari. Come lui, tanti sono in angoscia per questa religiosa quarantenne rimasta vittima di un attentato il 15 gennaio scorso. Da allora non si hanno più notizie.
Suor Rima era una religiosa delle Suore Maestre di S. Dorotea-Figlie dei Sacri Cuori. Insieme a un’altra consorella di origini italiane, portava avanti il lavoro di missione cristiana fra i giovani, gestendo un convitto per studentesse, a pochi metri dall’Università di Aleppo.

Nel racconto del vescovo siriano, l’ultimo a vedere suor Rima sarebbe stato il giardiniere: “Intorno alle 12, l’uomo stava conversando con la religiosa di ritorno dal lavoro mattutino, quando i due sono stati investiti da un muro di fuoco. Una volta riaperti gli occhi il giardiniere, rimasto ferito, ha visto intorno a sé solo macerie”. Il suo corpo non è stato ancora trovato, e Rima non è mai tornata a casa. Ma le suore Dorotee l’aspettano ancora. Non parlano, perchè hanno paura che anche la più flebile speranza possa essere spezzata da qualche parola detta troppo, o male. Affidano a Dio tutta la vicenda della consorella, comune a tante altre. Sempre di più, negli ultimi mesi.

Perchè la situazione in Siria peggiora giorno dopo giorno, e le poche fonti che giungono da quella terra di conflitto sono allarmanti: “La tesi che si vuole difendere è dare la colpa al regime come unico responsabile della morte di innocenti e delle distruzioni di massa”. Madre Agnes-Mariam, una suora francese che vive nel cuore del deserto siriano, fa sentire tutta la sua voce contro una certo modo di guardare al conflitto: “A fronte di questa tesi “ufficiale” la realtà è che i metodi adottati dalle bande armate affiliate alla opposizione sono altrettanto, se non ancora di più, in contrasto con la protezione dei civili”. E aggiunge, riferendosi ai gruppi probabilmente affiliati ad Al Qaeda: “Sono loro! Loro che senza motivo distruggono le infrastrutture pubbliche e i siti del patrimonio storico. Sono loro che destabilizzano la società civile, nella quale vige ancora attualmente un largo consenso per la convivenza pacifica”.

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