Il senso del matrimonio? E’ nel procreare ed educare i figli

L’argomento più ripetuto in favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso è da sempre quello  basato sull’uguaglianza,  lo ha ripetuto anche  Barak Obama per il suo secondo e ultimo discorso inaugurale alla Casa Bianca.

Secondo i teorici di tale tesi, il matrimonio è un’istituzione pubblica dalla quale le coppie dello stesso sesso sono ingiustamente escluse, tanto che si sprecano imbarazzanti paragoni con il razzismo subito in passati dai neri o dagli ebrei (avversione ai matrimoni interrazziali, ecc.). Creare un diritto al matrimonio fra persone dello stesso sesso, si sostiene, non altera per nulla l’istituzione stessa ma fornisce semplicemente eguale accesso a una classe di persone precedentemente escluse. La tesi scorre liscia e trova facilmente plausi tra i più impreparati e tra gli amanti di slogan di facile ascolto.

 

In realtà è sufficientemente facile mettere in crisi tale modalità di pensiero ricordando –come abbiamo già fatto provocatoriamente- che anche riconoscendo il matrimonio omosessuale rimarrebbero dei limiti, lasciando ingiustificatamente al di fuori qualche tipo di relazione. Con quale criterio, ci siamo domandati più volte, equiparare al matrimonio naturale le relazioni omosessuali e non quelle incestuose o poligamiche (con quale criterio, si potrebbe ancora chiedere,  limitare il matrimonio a due persone?), o anche quelle basate su semplici sentimenti di amicizia e co-abitazione? Se la teoria dell’uguaglianza è efficace dovrebbe valere per tutti, è evidente che se si vuole seguirla con coerenza, qualsiasi relazione dovrebbe essere equiparata al matrimonio tra uomo e donna, pena un’insopportabile discriminazione. E’ evidente, dunque, che ci sia qualcosa che non va in tale tesi.

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