Francia Cattolici e non cattolici per la famiglia naturale. A favore di un’ecologia umana

(Patrice de Plunkett) Il 26 maggio centinaia di migliaia di oppositori alla legge sul matrimonio tra omosessuali si riverseranno di nuovo nelle strade di Parigi. Arriveranno da tutta la Francia, secondo il metodo ormai collaudato delle Manifs pour tous (“manifestazioni per tutti”): aiuto reciproco, condivisione dei mezzi di trasporto e degli alloggi, sostegno materiale alle famiglie dei manifestanti meno abbienti.La legge è stata approvata il 23 aprile, ma grandi folle continuano a protestare, con un’inventiva che stupisce i media: mobilitazione via twitter, raduni spontanei per le strade, accampamenti di fronte all’Assemblea nazionale, operazioni «risveglio mattutino» davanti alle abitazioni dei ministri, pressione sugli eletti, affissione di striscioni sui ponti delle autostrade. E c’è pure la rete dei veilleurs (“coloro che vegliano”): sit-in di giovani che passano la notte a cantare e meditare pacificamente di fronte alla polizia, in uno stile ispirato a Gandhi e alle giornate mondiali della gioventù. O la rete delle mères veilleuses — “madri che vegliano”, ma anche, con un gioco di parole intraducibile, “meravigliose” — che si accampano in piccoli gruppi per protestare contro la minaccia della maternità surrogata, «mercificazione capitalistica del ventre delle donne più povere».
Dopo il tour de force durante il mese di marzo da parte degli oppositori della legge (settecentomila firme consegnate al Consiglio economico e sociale, raccolte in meno di dieci giorni), il loro messaggio sembra essere stato ben accolto: secondo un sondaggio di fine aprile, la maggioranza dei francesi ha cambiato opinione e disapprova ora l’adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali. Il 26 maggio il Consiglio costituzionale avrà però già espresso il proprio parere e, verosimilmente, dato il via libera alla legge che sarà promulgata dal presidente della Repubblica. Sarà quindi troppo tardi sul piano legale.
Da qui la domanda che tutti si pongono: la manifestazione del 26 sarà senza dubbio significativa, ma che fare dopo? Continuare con le stesse parole d’ordine non sarà più possibile; come si potrà allora far durare questo grande movimento della società civile? Molti organizzatori sperano di ampliarlo estendendolo a tutti i campi dove è in gioco la dignità della vita umana: non solo le questioni civili e bioetiche, ma anche quelle sociali ed economiche, come ha sottolineato il presidente dei vescovi francesi, appena eletto, monsignor Georges Pontier.
In effetti, l’economia non è innocente in questa crisi politica e morale. Quando un influente uomo d’affari in febbraio ha dichiarato «affittare il proprio ventre per fare un figlio o affittare le proprie braccia per lavorare in fabbrica, che differenza fa?», lo ha fatto in nome delle sue convinzioni economiche ultraliberali: «Io sono per tutte le libertà». Quanto alla crescita dell’ideologia del gender e dei gruppi di pressione a essa favorevoli, questa non si può separare dall’«ottimizzazione del consumismo attraverso la scomparsa della differenza tra i sessi» ha sottolineato l’economista Christian Harbulot.
Tutto ciò è good business, ha ribadito a New York il direttore esecutivo di una grande banca d’affari che in questa primavera sta facendo pressione sulla Corte suprema di Washington a favore del matrimonio tra omosessuali insieme ad altri 278 colossi economici.
In Francia, il think tank socialista Terra Nova gode dell’appoggio di grandi società americane o franco-europee. È stato proprio un rapporto di questo gruppo a precedere il lancio della riforma del matrimonio in Francia. Secondo questo rapporto, tali «riforme sociali» andavano messe in atto per promuovere «una nuova alleanza delle forze del futuro: giovani, minoranze, donne, abitanti delle aree urbane e non cattolici». Così i cattolici si sono ritrovati a priori esclusi dalla scena a opera di un organismo incaricato di alimentare le riflessioni di élite dirigenti e sostenuto da élite economiche. E grande è stata la sorpresa di queste élite nel constatare la presenza massiccia di giovani, di donne, di abitanti delle aree urbane e di minoranze, di cattolici e di non cattolici, alle manifestazioni contro la legge sul matrimonio.
I manifestanti hanno avuto l’impressione di non essere né capiti né ascoltati dalla Francia ufficiale. Questo senso di frustrazione ha fatto prendere loro coscienza di una situazione che non immaginavano: una parte delle classi dirigenti, nei Paesi occidentali, sembra andare alla deriva, verso una sorta di negazione tanto delle realtà della condizione umana, quanto dell’ambiente naturale. Difendere queste realtà diviene dunque un impegno civile urgente, al quale credenti e non credenti possono collaborare.
Non è certo un caso che tra i progetti di riconversione del movimento delle Manifs pour tous, il più promettente consiste nell’organizzare delle Assise dell’ecologia umana. E a queste saranno invitati tutti coloro che, cattolici e non cattolici, condividono la stessa preoccupazione per l’uomo e per tutte le sue responsabilità. L’Osservatore Romano, 8 maggio 2013.

Fonte: Il Sismografo.

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