Il teologo cinese: segnali da Pechino, ma non illudetevi -Il Sismografo

(Guido Santevecchi) Dall’aereo del Papa che attraversava lo spazio cinese ieri è stato trasmesso un secondo telegramma indirizzato al presidente Xi Jinping con la benedizione per la sua nazione. Il primo, inviato la settimana scorsa mentre Francesco volava verso la Corea del Sud, pare si fosse perso per motivi tecnici oscuri. Però, il ministero degli Esteri di Pechino aveva poi comunicato di aver «notato le osservazioni del Papa» e di aver sempre voluto «migliorare le relazioni con il Vaticano». E questo, dopo oltre sessant’anni senza rapporti ufficiali, è un buon segno. Ieri l’agenzia Xinhua, voce del governo di Pechino, ha finalmente dato notizia del viaggio, riferendo che alla messa di sabato a Seul c’era un milione di fedeli; ma ha taciuto sul messaggio di Francesco, che fino a ieri sera non aveva avuto alcun cenno di risposta diretta dal leader cinese. Sono segnali contrastanti quelli arrivati dalla Repubblica popolare cinese in questi giorni. Il più positivo ed evidente è stato di aver consentito all’aereo di Francesco di sorvolare il territorio cinese. Il più negativo è stato il divieto per centinaia di giovani cattolici cinesi di raggiungere la Corea e partecipare agli eventi con il Papa. Ren Yanli, esperto di cattolicesimo e per anni teologo presso l’Accademia delle scienze sociali di Pechino (il think tank governativo) ricorda al Corriere che per due volte negli anni 80 Giovanni Paolo II aveva dovuto allungare la rotta per evitare lo spazio aereo cinese mentre era diretto a Seul. E spiega che «questa prima apertura concessa a Francesco è stata decisa sicuramente ad altissimo livello». Ren però aggiunge: «Si è trattato di una gentilezza che non è da interpretare con ottimismo illusorio, perché lasciar passare un volo ufficiale è una consuetudine diplomatica e anche i due telegrammi del Papa fanno parte del protocollo». Il teologo comunista spiega: «Il Papa è stato considerato come un capo di Stato, non come leader religioso. E infatti sul fronte religioso non vedo alcun passo in avanti, come dimostra il divieto di andare in Corea per i cattolici cinesi». Però, sulla questione dei giovani fermati negli aeroporti cinesi mentre cercavano di imbarcarsi per Seul, c’è anche un’interpretazione meno pessimista: «Non penso che l’ordine sia arrivato da Pechino; si è trattato di eccesso di zelo da parte di funzionari locali che temevano guai», dice Anthony Lam dello Holy Spirit Study Center di Hong Kong. Un altro segnale, se non proprio incoraggiante almeno non negativo, viene dal Global Times , tabloid del partito comunista di Pechino, che ieri ha pubblicato una corrispondenza da Seul citando tra virgolette un commento della tv coreana: «Francesco ha mostrato forte intenzione di aprire un dialogo attivo e di migliorare i rapporti con la Cina… tra Pechino e Vaticano è stata creata un’atmosfera di conciliazione». Anche il Global Times ha chiesto un parere a un esperto. Il professor Qu Xing dell’Istituto affari internazionali di Pechino ha risposto: «È il Vaticano che ha più fretta di recuperare un rapporto sereno con la Cina, ma per Pechino non c’è urgenza, sa che è la Chiesa di Roma ad averne più bisogno».

Fonte: Il Sismografo.

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