Il vaticanista Ingrao: «Intellettuali strumentalizzano il magistero pastorale del Papa per incasellarlo…» | intelligonews

di Marco Guerra«Molti intellettuali continuano ad interpretare in maniera forviante le parole di Papa Francesco per poterlo incasellare nelle categorie progressiste”. Alla luce delle incomprensioni che emergono nel dialogo tra la Chiesa cattolica e il mondo laico, rappresentato in questi ultimi mesi anche nello scambio di vedute  tra Bergoglio e Eugenio Scalfari, Ignazio Ingrao vaticanista di Panorama, sgombra il campo da ogni equivoco discernendo il magistero pastorale del Pontefice da quello dottrinale.

Le parole del fondatore di Repubblica, secondo il quale Papa Francesco avrebbe abolito il concetto di peccato, hanno riaperto il dibattito circa la vera capacità di intendersi tra laici e cattolici.  Assistiamo alla volontà di gettare ponti tra le due sponde o siamo di fronte ai turbamenti di un intellettuale in tarda età?

«Si sta facendo come con Ratzinger: vogliono inquadrare il Santo Padre in una categoria politica. Il dialogo con Scalfari, le parole sugli omosessuali, il tema dell’educazione nelle nuove famiglie e delle convivenze hanno fatto addirittura gridare qualcuno ad un ‘Papa marxista’. Niente di tutto questo, Francesco ha un profilo dottrinale molto attento all’ortodossia e ai valori della fede, ma il suo profilo pastorale è quello di una Chiesa che deve camminare nel mondo».

Comunque è indiscutibile che questo Pontefice abbia focalizzato il suo ministero sulla misericordia, dopo un periodo in cui la Chiesa era più impegnata nella difesa dei cosiddetti valori non negoziabili. L’immagine evocata da Bergoglio della Chiesa universale come un grande ospedale da campo è significativa…

«Certamente pone un elenco di priorità, e la sua priorità è sicuramente pastorale. Lo stesso mandato ricevuto dal conclave è stato espressamente pastorale per raccogliere le sfide che pongono i cambiamenti della società. Il Papa non negherà mai il valore della vita e della famiglia fondata sul matrimonio, ma, in vista del prossimo sinodo dei vescovi sulla famiglia, esprime anche una preoccupazione pastorale per il nuovo contesto dell’evangelizzazione che, inevitabilmente, si deve confrontare anche con i divorziati e i figli dei divorziati».

Ma perché così tante manipolazioni della parole di Bergoglio?

«Ci sono delle strumentalizzazioni, tuttavia in Scalfari riconosco una genuinità di approccio – lo stesso in passato aveva avuto un dialogo con il cardinale Ruini – anche se ragiona secondo le sue categorie che nulla hanno a che fare con la fede. Ci sono invece strumentalizzazioni vere e proprie come quelle dei conservatori americani che tacciano il successore di Pietro di marxismo o di alcuni giornali Italiani che hanno perfino titolato ‘Il Papa comunista’, mostrandolo con un pugno chiuso. Lo stesso hanno fatto con Benedetto XVI, riducendo la complessità del suo messaggio nello schema della liturgia e della Messa in latino.  Sono quelli che cercano di ridurre queste figure in delle categorie che poi le usano a proprio uso e consumo. Salvo poi rimanere sorpresi dalla libertà di un uomo come Ratzinger che ha preso una decisione rivoluzionaria».

L’intervista non è magistero, tuttavia di questi tempi è utile dialogare con il mondo laico. Una testata giornalistica è il luogo adatto per questo incontro?

«Questa è una decisione che ha preso il Papa personalmente, il quale ha accettato anche che Scalfari non registrasse la conversazione  esponendosi ad eventuali malintesi, ma consentendogli di cogliere l’essenza e le emozioni della conversazione. Bergoglio arriva in modo diretto come dimostrano le telefonate fatte alla gente comune».

Ma che tipo di attenzione è quella che il mondo intellettuale sta dedicando al Papa?

«C’è una grandissima attenzione. Il Time l’ha fatto uomo dell’anno. Sono stato adesso ad un convegno dell’Unione degli atei e agnostici italiani e anche lì emergeva una grande simpatia per il Pontefice malgrado restino le diffidenze. Il modo Laico aveva necessità di un interlocutore sebbene avesse già un ottimo dialogo con Benedetto XVI. Non solo Scalfari ma anche Giuliano Ferrara, e tanti altri, sono alla ricerca di un autentico incontro con la Chiesa, la quale deve mostrare un’identità forte e definita per dialogare evitando equivoci. Personalmente sono felice di questa stagione. Fino a pochi mesi fa, la stampa riduceva la Chiesa ai veleni e agli scandali dei corvi e dei dossier, sembra che gli si fosse chiusa la porta sul mondo».

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