Il Venerdì Santo di Asia Bibi: “Perdono chi mi ha fatto del male” – La Stampa

La donna cristiana condannata a morte prega in carcere con il rosario regalatole dal Papa. In Pakistan i cattolici vivono la liturgia della Croce con speciale devozione

Cartelli chiedono la liberazione di Asia Bibi 

Pubblicato il 30/03/2018
Paolo Affatato
Lahore

«Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno»: con questa invocazione, ripetuta continuamente sulle labbra e impressa nel cuore, Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia da innocente e rinchiusa nel carcere femminile di Multan, trascorre il suo Venerdì Santo e si appresta a vivere la Pasqua in solitudine. Come racconta a Vatican Insider Joseph Nadeem, tutore della famiglia della donna e titolare della “Renaissance Education Foundation” di Lahore, che garantisce un’istruzione alle figlie di Asia Bibi, un improvviso malore del marito Ashiq non ha permesso di visitare la donna in questi giorni e il prossimo incontro in prigione avverrà dopo la Pasqua.

«La scorsa settimana l’abbiamo trovata in buono stato di salute fisica e psicologica», riferisce Nadeem. Asia sgrana di continuo la corona del Rosario che le è stato consegnato, dono di Papa Francesco, e attinge dalla preghiera la consolazione e la forza per andare avanti: «Il suo atteggiamento – nota l’avvocato – spirituale è oggi focalizzato sul perdono: Cristo ci ha perdonato, va ripetendo. E dice: anch’io perdono chi mi ha fatto del male».

È questo lo spirito che vivono i cristiani in Pakistan, celebrando le festività pasquali. Una comunità più volte toccata dalla sofferenza, più volte vittima di violenza gratuita, come quella degli attentati terroristici che a marzo del 2015 funestarono Youhanabad, quartiere cristiano di Lahore. Con l’avvicinarsi della Pasqua, le misure di sicurezza in difesa delle chiese cristiane sono rafforzate e oggi Youhanabad brulica di polizia.

Ma la tensione e il ricordo della violenza omicida oggi non scoraggiano i fedeli, che vivono il Venerdì Santo come l’evento di fede in cui maggiormente si identificano: «Nel giorno della Passione del Signore – rileva a Vatican Insider l’arcivescovo di Lahore, Sebastian Shaw – i fedeli affollano le chiese che non bastano a contenerli. Il compound della cattedrale del Sacro Cuore a Lahore si riempie e vi è un grandissimo afflato spirituale, una preghiera intensa. I cattolici si sentono molto vicini al Signore e questa vicinanza è fonte di consolazione».

Il vescovo prosegue: «Noi diciamo loro: Gesù Cristo ha perdonato. Voi siate come Cristo e chiedete a Lui la forza di perdonare, diciamo loro. Gesù sulla croce ci insegna il perdono. Questa è la nostra identità cristiana di cittadini pakistani. Invitiamo i fedeli a essere operatori di pace, come Cristo. La grazia di Cristo e la sua resurrezione ci danno la forza di sopportare la sofferenza e il male ricevuto senza coltivare sentimenti di odio o vendetta, ma di offrirli sull’esempio dell’Agnello immolato, che ama i suoi persecutori. La Sacra Scrittura dice che “la pietra scartata è divenuta testata d’angolo”. Così i cristiani in Pakistan, anche se discriminati o emarginati, sono nel cuore di Cristo. Sono suoi figli e hanno una dignità inestimabile. Sono discepoli amati. Questa è la consapevolezza che ci fa andare avanti».

A Lahore i fedeli hanno ben impressa nella memoria la “strage di Pasqua”, l’esplosione nel parco di Lahore che il 27 marzo 2016 fece fatto 81 vittime. Ma la paura non impedirà ai cristiani di celebrare con grande devozione, e con presenza massiccia, la Pasqua. «Le nostre chiese saranno stracolme. La fede dei fedeli è viva e solida: episodi di violenza hanno l’effetto di rafforzarla ancora di più», sottolinea ancora Shaw, convinto che i cristiani in Pakistan continueranno a dare una autentica testimonianza evangelica nel paese. «Non perdiamo la speranza, sappiamo che il Signore è con noi. Il laicato cattolico in Pakistan è in forte crescita, così come lo sono le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Siamo un Chiesa benedetta».

«Speriamo che la Pasqua sia pacifica e armoniosa», auspica il vescovo . E sulle note dolenti come il rispetto dei diritti umani e la legge blasfemia «restiamo ottimisti perchè si sta coagulando, a vari livelli, un consenso, anche tra i leader religiosi islamici, che riconosce l’urgenza di rivedere l’abuso della legge di blasfemia: questo è un buon segno e speriamo che la politica si faccia carico di queste istanze».

L’ultimo pensiero del vescovo oggi va alle persone che stanno soffrendo, come Asia Bibi e come la famiglia di Sunil Saleem, cristiano 26anne, morto il 26 marzo scorso a causa delle brutali percosse subite da parte delle guardie di sicurezza di un ospedale a Lahore. Sull’episodio, l’attivista cristiano Nasir Saeed ha dichiarato: «Troppi continuano a farsi giustizia da soli e a uccidere impunemente persone innocenti. Quando una disputa coinvolge un cristiano, i musulmani si sentono in diritto di compiere violenze intollerabili, sapendo poi di non venire imputati. Questa non è giustizia. È triste constatare che il Pakistan, paese creato con il sostegno delle minoranze religiose, sia diventato un luogo dove le minoranze vivono in costante pericolo di vita. Urge fermare queste atrocità».

Sorgente: Il Venerdì Santo di Asia Bibi: “Perdono chi mi ha fatto del male” – La Stampa

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