Il “vuoto” e il “niente” turbano e offendono l’uomo

di Vincenzo Malacrinò

Non può e non deve una sentenza determinare le sorti di popoli credenti e affezionati al significato dei simboli religiosi. Il primo tra tutti, il Crocefisso.
Non possono alcuni uomini stabilire cosa deve cambiare nell’intera cultura di un popolo, abolendo, con una sentenza,  l’esposizione del Crocefisso senza conoscere il pensiero della collettività.
Il Crocefisso è il segno della nostra cultura religiosa. Una cultura che non si può cancellare con una decisione  giuridica, tra l’altro disapprovata dalla maggioranza.
Ma con che cosa si vuole sostituire il Crocefisso? Di fatto al posto della Croce si vuole collocare il “niente”.
Al posto del Crocefisso, nello stesso spazio, si vuole posizionare  il “vuoto”.
Bene, questo segno laico che sta bene a qualcuno, offende l’identità della cultura cristiana.
Anche il vuoto è un segno.  Quindi si ritorna al punto di partenza a meno che non si vogliano additare solo i cattolici, volendo così cancellare  i loro segni “camuffando” il tutto sotto la sfera del “rispetto della collettività”.
Quel vuoto che si vuole sostituire al posto del Crocefisso è  un simbolo che turba le coscienze delle gente.
E’ il segno di un laicismo sfrenato che vuole  convertire l’uomo, in modo obbligatorio e indirettamente forzato, al niente allontanando così, in modo lento, il credente dalla  libertà di manifestare serenamente la propria storia religiosa anche con segni e simboli capaci di testimoniare la propria cultura spirituale.
Si intende far crescere le generazioni future lontani dai simbolismi della propria identità religiosa.
Si lede così il diritto alla libertà. Si lede uno dei fondamentali diritti dell’uomo e tra i tanti, il più importante: quello che riguarda il proprio spirito, ossia la parte più intima di sé.
Ma che cosa è il Crocefisso? È un segno capace di esprime la cultura di nazioni cristiane e di quei popoli credenti da sempre in Gesù Cristo nato, morto e risorto per gli uomini.
In tutto questo non vi è nulla di offensivo. In questo non c’è nulla che  possa turbare lo spirito dei non credenti o dei credenti in altre confessioni religiose.

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