Imu al no profit. La vera storia

febbraio 1, 2013 Germano Di Michele

La pressione del governo Monti e di Bruxelles. Il voto favorevole di Pd e Udc. La vana resistenza di un manipolo di deputati. Ecco come è nato e quanti danni provoca il balzello più odioso.

Non faremo a tempo a vedere squadernato (se lo vedremo squadernato) prima del dopo elezioni il sistema di potere che ha tenuto in piedi un colosso dai piedi d’argilla come il Monte dei Paschi di Siena. Ma in un paese dove il caso Mps mette in fibrillazione l’intero sistema e ne conferma l’asse politico-economico “bancocentrico”, dove le quattro più importanti banche hanno strozzato il credito a famiglie e imprese, hanno “incagli” (cioè mancati pagamenti di rate, mutui, sconfino di conti correnti) per centinaia di miliardi mentre il patrimonio pubblico, quotato quanto l’intero debito italiano, resta immobilizzato per i veti delle corporazioni e dei “grandi mangioni” annidati nel cuore dello Stato, cosa è successo con l’Imu di Monti? È successo che, con voto decisivo di Pd e Udc (il Pdl ha votato contro), sono riusciti a tassare anche volontariato e no profit, cioè l’unica parte del sistema-paese che offre un po’ di ossigeno agli otto milioni di poveri italiani e fa risparmiare lo Stato, nell’ambito dell’istruzione, dell’assistenza, della solidarietà agli ultimi, decine di miliardi. La vera e scandalosa storia del balzello più odioso che c’è? Eccola.

Tutto comincia un anno fa esatto, febbraio 2012, con la modifica della normativa sulle esenzioni Imu, imposta dal governo Monti su indicazione europea con un emendamento all’articolo 91 del “decreto liberalizzazioni”. Con l’emendamento, in pratica, l’esecutivo introduce il concetto di “attività commerciali” a fare da spartiacque tra le imprese che sono tenute a pagare la tassa e quelle che ne sono esenti. Alle prime preoccupazioni su cosa si intenda per “attività commerciali” è il presidente del Consiglio a rispondere, garantendo davanti alla commissione Bilancio del Senato l’esclusione dell’imposta per le scuole dell’infanzia parrocchiali, purché siano statutariamente senza fini di lucro, paritarie e disposte ad accogliere gli alunni senza discriminazioni. Poi arriva il regolamento attuativo, che per i duri di comprendonio specifica che per ottenere l’esenzione Imu l’attività deve essere svolta «a titolo gratuito, ovvero dietro versamento di rette di importo simbolico e tali da non coprire integralmente il costo effettivo del servizio». Dopo di che prende iniziativa il ministero delle Finanze – siamo a dicembre 2012 – con la risoluzione
1/DF/2012, secondo la quale le attività non caratterizzate da tariffe simboliche o a titolo gratuito sono chiamate a pagare l’Imu subito fin dal 2012, versando tutto entro il 17 dicembre. Per terminare l’anno ecco palesarsi, infine, la filosofia europea che sta dietro a tutto questo e che è solo la premessa di quello che ci aspetterà: «Quando le no profit operano sullo stesso mercato degli attori commerciali dobbiamo essere sicuri che non beneficino di vantaggi non dovuti», esterna il commissario europeo alla Concorrenza Joaquin Almunia.

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