In USA un matrimonio per tutti

La presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, Paola Ricci Sindoni, ha affermato dopo la sentenza della Corte Suprema Americana di equiparare il matrimonio per tutti: “La decisione della Corte Suprema Usa in tema di equiparazione delle diverse forme di famiglia, compresa quella omosessuale, ha immediatamente scatenato entusiasmo da parte di quanti chiedono che l’Italia non resti indietro e si adegui alla ‘civiltà’ espressa dall’ordinamento statunitense. Nonostante i fenomeni innescati dalla globalizzazione, ogni nazione ha il diritto/dovere di formulare soluzione proprie, tenendo conto della propria cultura e del proprio ethos. Non v’è dubbio che questa sentenza abbia valore storico, soprattutto perché scardina pesantemente la legge naturale che vuole siano un uomo e una donna a trasmettere la vita all’interno di un istituto riconosciuto socialmente… La pretesa di uniformare e rendere neutro ciò che neutro e uniforme non è, vuol dire imporre un’equivalenza che non trova fondamento né antropologico né culturale. Non possiamo condividere la deriva di una società che, avvalendosi ideologicamente della teoria del gender, vuole garantire un’uguaglianza eliminando la differenza”.

Ed il presidente del Forum delle Famiglie, Francesco Belletti, ha aggiunto: “Dopo tre millenni in cui la famiglia è sempre stata quella tra un uomo ed una donna, oggi è in corso una battaglia su scala mondiale per scardinare questo fondamento antropologico della società. Anche se ovunque si procede a colpi di maggioranze risicate, nonostante si abbia a che fare con temi importanti che richiederebbero consensi ben più ampi. ‘L’amore è amore’, ha detto il Presidente Obama. Non sappiamo quanto abbia ragione, ma la famiglia, certo basata sull’amore, è altro, molto altro. Alla riproduzione e alla cura dei figli l’amore da solo non basta, serve la complementarietà fisica e spirituale di un uomo e di una donna. Di fronte a questo i tanto invocati diritti individuali contano più o meno del benessere dei figli? contano più o meno del futuro e dell’equilibrio della società? A queste domande non rispondono né i giudici americani, né i benpensanti di casa nostra. Di certo da ora in poi sarà chiesto alle famiglie di tutto il mondo un surplus di impegno e di intelligenza per rispondere a questa congiura contro il matrimonio. Le nostre 50 associazioni e le nostre 3.000.000 di famiglie sono pronte”.

Infatti quello che è avvenuto aldilà dell’Atlantico potrebbe avere ripercussioni anche in Europa, in quanto la Corte Suprema americana, sia pure con una maggioranza minima (5 a 4) ha bocciato il ‘Defense of Marriage Act’ (Doma), la legislazione nazionale vigente in materia di matrimoni promulgata nel 1996, perché valutata incostituzionale: violerebbe il quinto emendamento della Costituzione, che difende le libertà individuali. Nella stessa storica giornata la Corte ha anche deciso di non pronunciarsi sul referendum californiano chiamato ‘Proposition 8’, di fatto consentendo il ritorno al matrimonio gay in California e portando quindi a 13 il numero degli Stati in cui le nozze tra persone dello stesso sesso sono legali. L’America è ora spaccata in due. Una delle prime conseguenze della decisione della Corte sarà la possibilità, per le coppie gay degli Stati in cui il matrimonio è legale, di presentare dichiarazioni dei redditi congiunte. Stessi benefici di quelle eterosessuali anche in termini di reversibilità delle pensioni, sconti e buoni per le famiglie, e immunità dalla tassa di successione, sia pure entro alcuni parametri.

Di fatto le nozze gay ora sono parificate a quelle etero. In particolare estendendo a tutti i benefici federali riconosciuti dal matrimonio. Infatti nella Dichiarazione di Libertà del 1776 sta scritto: “Noi consideriamo le seguenti Verità evidenti di per sé: tutti gli uomini sono creati eguali; essi sono stati dotati di alcuni diritti inalienabili dal loro Creatore; tra questi diritti ci sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità; per assicurare questi diritti sono istituite tra gli uomini forme di governo che traggono il loro giusto potere dal consenso di coloro che sono governati; ogniqualvolta una forma di governo diventa distruttiva di queste finalità è diritto del Popolo modificarla o abolirla ed istituire un nuovo governo, posando le sue fondamenta su tali principi ed organizzandone il potere nella forma che pare la migliore per realizzare la propria sicurezza e felicità”.

Quindi in base a tali principi costituzionali il presidente del subcomitato dell’episcopato per la promozione e la difesa del matrimonio, mons. Salvatore Cordileone, ha commentato la sentenza: “La Corte suprema ha inflitto una profonda ingiustizia agli americani revocando in parte l’Atto federale di difesa del matrimonio… Il giudice ha sbagliato. Il governo federale dovrebbe rispettare la verità che il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna, anche se gli Stati non riescono a farlo. La salvaguardia della libertà e della giustizia richiede che tutte le leggi federali e statali, rispettano la verità, compresa la verità sul matrimonio. Inoltre è un peccato che la Corte non ha la possibilità di sostenere la ‘Proposizione 8’ della California, ma invece ha deciso di non pronunciarsi sulla questione. Il bene comune di tutti, soprattutto i nostri figli, dipende da una società che si sforza di sostenere la verità del matrimonio. Ora è il momento di raddoppiare i nostri sforzi nella testimonianza a questa verità. Queste decisioni sono parte di un dibattito pubblico di grande conseguenza”.

Ed anche molte altre religioni hanno commentato la sentenza, come ha fatto la leadership dell’Unione delle Congregazioni ebraiche ortodosse d’America: “In risposta alle decisioni annunciate oggi dalla Corte Suprema degli Stati Uniti con riferimento alla difesa federale del Matrimonio Act e della ‘Proposizione 8’, ribadiamo la posizione storica della fede ebraica, enunciata in modo inequivocabile nella Bibbia, Talmud e Codici, che vieta relazioni omosessuali e condanna l’istituzionalizzazione di tali relazioni come i matrimoni. Le nostre convinzioni al riguardo sono inalterabili. Allo stesso tempo, l’ebraismo insegna il rispetto per gli altri e condannano la discriminazione contro le persone. Siamo grati che viviamo in una società democratica, in cui tutte le religioni sono libere di esprimere le loro opinioni su questioni sociali. La ragione per cui esprimiamo il nostro punto di vista in un forum pubblico è perché siamo convinti che il nostro sistema di diritto divino non solo indica le nostre convinzioni e comportamenti, ma anche rappresenta un sistema di moralità universale, che, espressa in quella che è stata ampiamente etichettata etica giudaico-cristiana, ha sempre avuto un posto nella giurisprudenza americana”.

Fonte: In USA un matrimonio per tutti.

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