“Incontro all’umano”

Ogni mattina, alzando gli occhi sul nostro Duomo, non posso evitare il contraccolpo della sua imponente bellezza. (…) Uomini e donne fieri di contribuire alla costruzione della cattedrale, sentita ed amata come la casa di tutti i milanesi. Ed il Duomo lo è tutt’ora, emblema della nuova Milano e casa degli antichi e nuovi milanesi”. Con questa nota autobiografica comincia la nuova lettera pastorale del card. Angelo Scola all’arcidiocesi di Milano. Ed in queste parole ci sono già i due punti focali attorno ai quali ruota tutto il testo: passato e futuro, glorioso “Cattolicesimo popolare ambrosiano”, incarnato in una prassi pastorale (parrocchie, oratori, scuole cattoliche, associazioni…) che riscuote ancora un notevole successo, e necessità di “evangelizzare la metropoli”. Perché se è vero che “la nostra Chiesa può, per molti aspetti, contare ancora su una realtà popolare viva che ha profonde radici cristiane”, allo stesso modo si sta infiltrando una sorta di “ateismo anonimo”, definito così perché supportato, spesso, da null’altro che indifferenza al sacro, da un lento riflusso nel conformismo.

Ecco quindi il rilancio del mandato missionario del Signore, richiamato nel brano evangelico che fa da sottofondo a tutta la lettera pastorale, ovvero la parabola della zizzania (Matteo 13, 24-30.36-43). “Il campo è il mondo” e i mietitori sono gli angeli nel giorno del Giudizio, ma oltre alla lettura apocalittica del brano ce ne è un’altra indicata per i tempi precedenti l’Armageddon, ovvero quella che interpreta il campo come l’umanità e i mietitori come tutti coloro che svolgono compiti di evangelizzazione e si aspettano risultati. Il Padrone della messe è sempre Dio, il quale insegna un atteggiamento di speranza e pazienza, senza forzare la mano agli eventi. La libertà dell’uomo di fronte a Dio è decisiva, ma il card. Scola sottolinea che all’origine c’è comunque la semina del “buon seme”. E’ una visione che fa prevalere i lati positivi su quelli negativi, spingendo all’ottimismo ed alla fiducia nella Provvidenza divina. “(…) la bontà del campo si vede dal fatto che la zizzania non è in grado di bloccare la crescita del buon seme. (…) Quante volte il nostro sguardo dà per scontato il campo, il buon seme ed il seminatore, fissandosi subito ed esclusivamente sulla zizzania!”.

Non bisogna allora crogiolarsi nei dubbi e nella sensazione d’impotenza, ma agire secondo le possibilità di ciascuno affinché il Bene oscuri le tracce di male. Cristo deve penetrare in ogni ambito dell’esistenza umana, affetti, lavoro e riposo, secondo le indicazioni date nel 2012 dal VII Incontro mondiale delle famiglie, ricordato dal card. Scola all’inizio della lettera assieme ad altri grandi eventi storici di questi mesi.

In un’epoca in cui i cattolici non possiedono più l’egemonia culturale si è tentati spesso di ripiegare sulla nostalgia sterile o la paralisi organizzativa, tanto più se l’esperienza della Cristianità medievale viene demonizzata. Il card. Scola rigetta entrambe le tentazioni, invitando ad un’operosità paziente. Paziente perché non confida nelle sole forze dell’uomo: “Al di là degli errori commessi nella storia, essi (i cristiani) accettano ciò che Dio concede alla famiglia umana. possono essere, di volta in volta, maggioranza costruttiva o minoranza perseguitata, ma ciò cui sono chiamati è solo l’essere presi a servizio del disegno buono con cui Dio accompagna la libertà degli uomini”. La Chiesa si è trovata a suo agio in entrambe le condizioni, perché il suo compito missionario non cambia. Sorreggere la Chiesa nel tempo spetta al Signore, ma l’uomo ha sempre il dovere di collaborare umilmente al progetto di Dio con l’assenso e le opere.

Fonte: “Incontro all’umano”.

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