INDIA Kerala, la (presunta) minaccia della “love jihad”

di Nirmala Carvalho

Così sono chiamate le possibili conversioni forzate praticate da musulmani su ragazze, dietro la promessa di un matrimonio. La polizia di Kochi ha arrestato una donna convertita all’islam con l’accusa di legami in attività terroristiche. Gruppi cristiani e indù lanciano campagne d’odio, ma il chief minister Oomen Chandy (cristiano) ammonisce di non sfruttare il pretesto dei matrimoni interreligiosi per tormentare la comunità islamica.

Mumbai (AsiaNews) – Torna la paura in Kerala per la “love jihad”, presunta forma di conversioni forzate praticata da musulmani su ragazze cristiane e indù: con l’offerta di un matrimonio, le giovani verrebbero poi costrette ad abbracciare l’islam. A gettare nuova benzina sul fuoco, è l’arresto di una donna a Kochi, con l’accusa di essere coinvolta in attività terroristiche. Secondo la polizia di Kochi, Shahina forniva carte sim telefoniche a Thadiyantavide Nazir, membro del Lashkar-e-Taiba (gruppo responsabile degli attentati di Mumbai nel 2008), mentre era in carcere. La donna si chiamerebbe in realtà Deepa Cheriyan, ma avrebbe cambiato nome dopo aver sposato Naushad, musulmano amico di Nazir, ed essersi convertita all’islam.

Il fatto ha riportato a galla il problema della “love jihad” e le innumerevoli campagne d’odio di comunità indù e cristiane, nonostante diverse associazioni islamiche abbiano sempre negato l’esistenza di tale pratica. Oomen Chandy, cristiano e chief minister del Kerala, ha tentato di placare le polemiche dichiarando che “nell’illuminata società del Kerala non esistono conversioni forzate”.

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