INDIA Pogrom in Orissa: cinque anni dopo, i cristiani vivono ancora in condizioni disumane – Asia News

di Nirmala Carvalho

Nessuna forma di giustizia, né assistenza, alle vittime delle violenze anticristiane del 2007 e del 2008. Centinaia di persone sono ancora senza documenti d’identità e di proprietà. È ancora grave la situazione delle violenze, in particolare contro bambine e ragazze dalit cristiane.

Mumbai (AsiaNews) – Discriminazione, estrema povertà, mancanza di giustizia, violenze contro minorenni dalit non denunciate, disinteresse delle autorità: cinque anni dopo i pogrom dell’Orissa, centinaia di famiglie cristiane del distretto di Kandhamal vivono ancora in condizioni disumane, vittime di minacce, senza accesso alle risorse di base, né assistenza. È quanto emerge da una missione sul territorio guidata da p. Nithiya, cappuccino e segretario esecutivo per l’Ufficio sviluppo umano della Federation of Asian Bishop Conferences (Fabc). Formato da attivisti della National Campaign on Dalit Human Rights, della National Alliance of Women (Nawo), dell’Odisha Forum for Social Action e alcuni giovani volontari del distretto, negli ultimi mesi il gruppo ha visitato cinque villaggi – Tiangia, Simanbadi, Daringbadi, Badagaon, Sarangoda e Tikabali – e stilato un rapporto, in cui si analizza la situazione attuale e alcuni recenti episodi di violenze. Il documento è stato diffuso il 10 gennaio scorso.

Secondo dati della Chiesa, le violenze dei nazionalisti indù esplosero nel Natale del 2007, seguite poi da una serie di attacchi nell’agosto del 2008, provocando la morte di almeno 100 persone e lasciando più di 54mila cristiani senza casa. Quasi 300 chiese sono state distrutte, oltre a conventi, scuole, ostelli e istituti di assistenza. Anche se alcune abitazioni e villaggi sono stati ricostruiti – sempre grazie all’intervento della Chiesa locale -, la vita di queste comunità non è ancora tornata alla normalità.

Nei pogrom, la maggior parte dei cristiani ha perduto tutti i documenti: da quelli di identità, alla patente di guida, fino ai certificati di proprietà relativi ai terreni. Essi sono fondamentali per permettere a una persona di godere dei diritti di base previsti dalla Costituzione. A causa della corruzione dilagante negli uffici governativi, le persone più povere non sono riuscite a riottenere i propri documenti. Negli ultimi mesi, il gruppo guidato da p. Nithiya è riuscito a convincere le autorità locali ha restituire i certificati a più di 400 famiglie.

Tra le iniziative portate avanti con successo dai volontari, vi è anche un programma neuro-linguistico, che ha fornito sostegno psicologico a oltre 1000 persone. Inoltre, gli attivisti si sono preoccupati di inserire i sopravvissuti nel Right to Food Scheme (diritto al cibo per i più poveri, ndr) e in altri progetti di aiuto come le pensioni per gli anziani o i sussidi per vedove, ragazze madri e bambini. Tali piani hanno investito in egual misura le comunità cristiane e indù, portando unità e pace in diversi villaggi.

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