«Indignati»? No, indegni!

«Il sesto giorno della Settimana dell’Odio, dopo i cortei, i discorsi, le grida, i canti, gli striscioni, i manifesti, i film, i tableaux in cera, il rullio dei tamburi, gli squilli di tromba, il ritmo cadenzato dei passi in marcia, lo stridio dei cingoli dei carri armati, il rombo degli aerei che volavano in formazioni impressionanti, le salve dei fucili… dopo sei giorni di tutto ciò, quando fra mille fremiti il grande orgasmo stava per raggiungere il culmine e l’odio generale nei confronti dell’Eurasia si era mutato in un delirio così intenso che se la folla avesse potuto mettere le mani sui duemila criminali di guerra eurasiatici destinati a essere impiccati pubblicamente l’ultimo giorno delle manifestazioni li avrebbe certamente fatti a pezzi… proprio allora era stato annunciato che l’Oceania non era in guerra con l’Eurasia. L’Oceania era in guerra con l’Estasia. L’Eurasia era una nazione alleata». [G. Orwell, La fattoria degli animali]Ci sono romanzi che non ti togli più dalla mente, e che ti aiutano a capire la realtà forse più di migliaia di ragionamenti. La fattoria degli animali di Orwell è uno di questi. Sembra un racconto profetico, e non basta liquidarlo come un classico dell’anticomunismo, e nemmeno dell’antitotalitarismo. Va dritto al cuore dell’uomo e alla sua permanente fragilità. Per usare un termine della fede, sembra che abbia come oggetto la descrizione del peccato originale e delle sue conseguenze.

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