Inghilterra-Galles: per i vescovi cattolici sui matrimoni gay ignorate 600mila persone

Forte opposizione alla legge, annunciata ieri dal governo di David Cameron, che aprirebbe ai matrimoni gay in Gran Bretagna a partire dal 2015, è stata espressa dal primate cattolico, Vincent Nichols, e dall’arcivescovo Peter Smith, che guida il Dipartimento di cittadinanza e responsabilità cristiana della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in un comunicato nel quale si definisce l’intero processo legislativo “caotico”. L’arcivescovo di Westminster e quello di Southwark – riferisce l’agenzia Sir – spiegano che, decidendo di procedere con i matrimoni omosessuali “il governo ha scelto di ignorare le opinioni di 600 mila persone che hanno firmato una petizione perché vogliono che l’attuale definizione di matrimonio rimanga”. Nei mesi scorsi, si era formata la “Coalition for marriage” (“Coalizione per il matrimonio”), un gruppo di pressione avviato dalle Chiese cristiane e da altre religioni per raccogliere firme contro la nuova legge annunciata da Cameron. In Gran Bretagna sono già possibili le unioni civili, che danno ai due partner gli stessi diritti che hanno marito e moglie, ma escludono dalla cerimonia alcune parti tipiche del matrimonio. Secondo gli arcivescovi Nichols e Smith, “non è ancora troppo tardi per fermare questa legge” e per questo “invitiamo chiunque abbia a cuore la difesa del significato del matrimonio nella legge civile a far conoscere il proprio punto di vista al proprio parlamentare con chiarezza, calma e convinzione”.

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