Iran: pastori in carcere

Il regime di Tehran continua la sua crociata contro i cristiani. Mentre il pastore Nadarkhani veniva nuovamente arrestato per scontare un residuo di pena, la polizia faceva irruzione in una casa dove erano riuniti 50 credenti. Il Pastor Vruir Avanessian risulta ancora in carcere.

Se ne parla poco negli ultimi tempi eppure l’Iran rimane tra i primi dieci paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo. Stretto da una crisi economica che sta diffondendo un profondo malcontento tra la popolazione (in particolare tra i più giovani), il regime di Tehran comunque trova tempo ed energie per continuare la sua crociata contro i cristiani.

Si è molto parlato in questi giorni del nuovo arresto del pastore Youcef Nadarkhani, il quale dovrebbe scontare un rimasuglio di pena di alcuni giorni e non incorrere dunque in un ulteriore processo: tuttavia va ricordato che non è l’unico, anzi è solo il caso più conosciuto a livello internazionale.

Il 27 dicembre a Tehran, la polizia ha fatto irruzione in una casa dove si stava svolgendo un incontro di preghiera tra almeno 50 credenti, tra cui molti ex musulmani. I 15 agenti che hanno interrotto l’incontro si sono mostrati abbastanza cortesi e non violenti, tuttavia hanno imposto ai presenti la confisca dei loro cellulari e la compilazione di un questionario in cui ogni credente ha dovuto dare informazioni personali, tra cui anche email, userID e password per eventuali social network, dettagli su come sono diventati cristiani, ecc. Ognuno dei presenti è stato convocato nella locale stazione di polizia per il proseguo dell’investigazione a loro carico.

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