IRAQ: GIOVANI YAZIDI SCHIAVE DEI GUERRIERI DI ALLAH | Ereb

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La vicenda delle due giovani adolescenti austriache fuggite da casa per combattere per lo Stato islamico, e ora pentite della loro scelta, sta già facendo discutere. La loro storia si intreccia in modo contradditorio con quella delle centinaia di coetanee yazidi che proprio a causa dell’Is hanno perso la loro giovinezza per essere vendute come schiave ai guerriglieri dello Stato islamico.

Una ragazza yazidi di 15 anni descrive la sua prigionia in Siria iniziata con la cattura da parte degli uomini dello Stato islamico e terminata con la sua fuga in Turchia. Ad oggi le sue sorelle sono ancora nelle mani degli aguzzini di Abu Bakr Al-Baghdadi, mentre suo padre e suo fratello sono scomparsi come altre migliaia di uomini yazidi, probabilmente uccisi e gettati in fosse comuni.

Intervistata dalle agenzie internazionali la giovane dice che i terroristi dello Stato islamico (Daesh, in arabo) e altre ragazze della mia fede nei pressi della città di Tal Afar, per condurle nella prigione di Badosh. Non appena sono iniziati i raid dell’aviazione degli Stati Uniti su quell’area i guerriglieri hanno spostato il loro “bottino” nella loro roccaforte irachena di Mosul.

La permanenza a Mosul dura poco. Come è noto le donne yazidi sono rapite per essere offerte in spose ai leader dello Stato Islamico, utilizzate come schiave sessuali per arricchire i loro harem, nei quali spesso si trovano anche bambine. La destinazione è infatti l’autoproclama capitale del Califfato, al Raqqa. Qui come nell’antichità le giovani vengono condotte in moderno harem e poi scelte per essere inviate ai vari leader terroristi. “Hanno preso le giovani dalla Siria per venderle” racconta la giovane piangendo. “Io sono stata venduta in  Siria. Ho passato cinque giorni insieme alle mie due sorelle, fino a quando una di loro è stata venduta a un uomo di Mosul e riportata in Iraq. Io e l’altra mia sorella siamo rimaste in Siria”.

Dopo qualche giorno dalla dipartita della sorella verso Mosul, giunge anche per lei il turno di dover essere venduta. La giovane racconta che i suoi aguzzini l’avevano promessa a guerrigliero di origine palestinese. Una volta sposata la giovane diventa a tutti gli effetti moglie del guerrigliero che la porta nella sua casa, presa in affitto da un uomo siriano. Il padrone di casa, un siriano, pur tollerando lo Stato islamico e probabilmente costretto ad affittare la sua proprietà, non vede di buon occhio il suo locatario e aiuta la ragazza a fuggire, dandole una pistola. Dopo aver sparato al marito palestinese, la giovane fugge, tuttavia una volta in strada, anche se armata, non sa dove andare. L’unico luogo di cui ricordava l’ubicazione era la casa in cui aveva soggiornato al suo arrivo da Mosul. Una volta nello stabile, grazie alla copertura del Niqab, i militanti non la riconoscono, e la rivendono ancora una volta ad un altro uomo, questa volta un saudita, per la cifra di 1000 dollari. Il guerrigliero la porta nella sua abitazione condivisa con altri combattenti.

“Quell’uomo –racconta la ragazza- mi disse che avrei dovuto cambiare il mio nome in Abeer, almeno mia madre non mi avrebbe riconosciuta e mi disse che mi avrebbe sposata una volta che mi fossi convertita all’Islam. Io non avevo alcuna intenzione di convertirmi, per questo decisi di fuggire ancora”. Durante il suo soggiorno nell’appartamento dell’uomo saudita, la giovane yazidi, osserva i miliziani fare utilizzo di potenti droghe una volta tornati dalle zone di battaglia. Per giorni tenta di capire dove siano nascosti gli stupefacenti. Scoperta la busta contenente la droga, probabilmente un oppiaceo, la ragazza la offre al suo uomo e ai suoi compagni dissolta dentro il tè che ogni giorno preparava per loro al ritorno dai campi di battaglia. L’intorpidimento e il sonno provocato dal narcotico ai guerriglieri consentono alla giovane di fuggire. Uscita di nascosto da al-Raqqa la giovane si imbatte in un autista turco e lo convince ad accompagnarla in Iraq, dove risiede la sua famiglia, promettendo all’uomo una ricompensa di duemila dollari. Il viaggio della giovane Yazidi si conclude a Maqluba un piccolo villaggio situato sulla strada che conduce alla città curda di Dahuk, luogo che ospita migliaia di famiglie Yazidi in fuga dalle persecuzioni dello Stato islamico.

Simone Cantarini

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