IRAQ Provo a dimenticare, ma vedo sempre la chiesa insanguinata a Baghdad – Asia News

di Giulia Mazza

Parla uno dei sopravvissuti all’attentato alla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso del 31 ottobre scorso. I fatti di quella giornata sono ancora vivi e indelebili nel suo ricordo, e in quello di chi ha vissuto quella drammatica giornata. L’uomo è uno dei 26 feriti ricoverati a Roma nel Policlinico Gemelli dal 12 novembre, insieme con le loro famiglie.

Roma (AsiaNews) – Provo a dimenticare quanto accaduto”, ma “non appena sto da solo inizio a pensare, mi tornano alla mente tutte le immagini di quello che ho vissuto lì. Fa male, mi sento scioccato, è impossibile descrivere quelle situazioni”. A parlare così è un cattolico iracheno, uno dei “fortunati” sopravvissuti all’attacco portato il 31 ottobre da uomini di al Qaeda alla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad. Ha schegge di granata nella schiena e nelle gambe. Per altre 58 persone è andato peggio, hanno perso la vita: tra loro, 46 fedeli che erano andati a messa e i due sacerdoti che celebravano. Oltre 70 sono i feriti. Di questi, circa 37 (i casi più gravi) sono stati trasferiti in Francia lo scorso 8 novembre, altri 26, insieme con i loro familiari, sono stati ricoverati a Roma, dove hanno parlato con AsiaNews.

“Era domenica, la messa del pomeriggio era appena iniziata. Poco dopo la lettura del Vangelo, verso le 17,15, abbiamo iniziato a sentire rumori di una sparatoria fuori dalla chiesa. Don Tha’er, che celebrava la funzione, ha cercato di calmarci dicendo di pregare tutti insieme. Il rumore si è fatto più alto, poi abbiamo sentito una forte esplosione e i terroristi sono entrati nella chiesa – saranno stati cinque, sei in tutto – e hanno iniziato a sparare dappertutto”.

Ci ha chiesto di restare anonimo. “Per motivi di sicurezza”, spiega. Non una parola su quella che era la sua vita prima dell’attentato. Dice solo: “Ho sempre preso parte alle attività pastorali della chiesa, ero amico di entrambi i sacerdoti, don Tha’er e don Wassim». 32 anni il primo, 27 il secondo”, entrambi falciati dai colpi dei terroristi. “Io ero seduto al primo banco, come al solito, e appena hanno fatto irruzione mi sono buttato a terra per proteggermi. Don Tha’er mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Prova a far entrare tutti in sagrestia’. Erano momenti difficili, perché gli attentatori sparavano ovunque. Stavo entrando insieme ad altri in sagrestia, quando ho visto non molto lontano una ragazza ferita al collo. Non sapevo cosa fare, se aiutarla o correre anch’io e mettermi in salvo”.

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