ISLAM/ Come si fa a dialogare con chi può solo obbedire?

Pietro Davoli lunedì 17 settembre 2012
Caro direttore,
a noi occidentali risulta difficile capire le ragioni profonde di una rivolta che non può essere certo spiegata con episodi del tutto estemporanei. Le ragioni sono legate alla distanza che separa il mondo islamico dai popoli più ricchi ed evoluti, alle cause che hanno generato tale divario e alle modalità per superarlo. Nel corso dei secoli questo divario si è dilatato ed anche oggi tende ad ampliarsi. Le vie possibili per colmarlo sono due.

La prima è quella evolutiva dove, giorno per giorno, si acquisiscono nuove conoscenze, si intraprendono nuove attività e si fa tesoro di quanto di buono e di valido compare all’orizzonte. Questo implica un avvicinamento, non solo economico ma anche di natura antropologica, ai modelli occidentali. Le “primavere” seguivano questo approccio.

La seconda via è quella rivoluzionaria. In questo scenario l’arretramento del mondo islamico è colpa dell’occidente sfruttatore e prevaricatore e il divario può e deve essere colmato abbattendo l’infedele. Questo modello si basa su due postulati: a) non è giusto che gli islamici vivano in condizioni di inferiorità. Se questo è avvenuto negli ultimi secoli è tempo di ribaltare la situazione; b) la via per il cambiamento è fare, in modo totale e indiscriminato, la volontà di Allah. Ma in questo modo si esclude qualunque verifica con la realtà. Un musulmano non deve capire, deve obbedire. Un cristiano partecipa all’opera del Creatore, essendo fatto a Sua immagine e somiglianza, ed è quindi pronto ad accogliere tutta la realtà e le possibilità che questa offre. Un musulmano deve rispettare la volontà assoluta di Allah e quindi nega ogni possibile cambiamento rispetto a quanto fissato, una volta per tutte, dal Profeta.

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