Islam contro islamismo

di Daniel Pipes
L’Opinione delle Libertà
21 maggio 2013

Pezzo in lingua originale inglese: Islam vs. Islamism

Quali motivazioni si celano dietro l’attentato alla maratona di Boston del mese scorso e lo sventato attacco a un treno della compagnia ferroviaria VIA Rail Canada?

Gli esponenti della sinistra e i membri al vertice delle istituzioni forniscono in vario modo risposte imprecise e trite – come “estremismo violento” o rabbia contro l’imperialismo occidentale – che non meritano un serio dibattito. I conservatori, al contrario, ingaggiano tra di loro una vivace e importante discussione in cui qualcuno asserisce che è la religione islamica a fornire i moventi, altri invece puntano il dito contro una versione estremista moderna della religione, conosciuta come Islam radicale o islamismo.

Come partecipante al secondo dibattito, vi spiego perché concentro la mia attenzione sull’islamismo.

La moschea di Al-Azhar al Cairo, ultimata nel 972, rappresenta una vetta della cultura musulmana.

Quelli che ritengono che il problema sia l’Islam (ad esempio ex-musulmani come Wafa Sultan e Ayaan Hirsi Ali) puntano alla coerenza partendo dalla vita di Maometto e dal contenuto del Corano e degli Hadith fino alla pratica musulmana corrente. Concordando con il lungometraggio Fitna di Geert Wilder, essi ravvisano continuità impressionanti tra i versetti coranici e le azioni jihadiste. Citano i testi sacri islamici per stabilire la centralità della supremazia musulmana, del jihad e della misoginia, concludendo che una forma moderata di Islam è impossibile. Sottolineano come il premier turco Recep Tayyip Erdogan derida l’idea di un Islam moderato. La loro domanda cruciale è: “Maometto era musulmano o islamista?” E infine costoro sostengono che noi che ce la prendiamo con l’islamismo, lo facciamo per correttezza politica o per vigliaccheria.

Al che noi rispondiamo: Sì, è vero, certe continuità esistono; e gli islamisti di sicuro osservano alla lettera il Corano e gli Hadith. Esistono i musulmani moderati ma non hanno il potere semi-egemonico degli islamisti. La negazione di Erdogan dell’Islam moderato indica una curiosa sovrapposizione tra islamismo e un punto di vista anti-Islam. Maometto era semplicemente un musulmano e non un islamista, perché quest’ultimo concetto risale solo agli anni Venti del secolo scorso. E no, noi non siamo codardi ma forniamo la nostra vera analisi.

E quest’analisi è la seguente: l’Islam è la fede risalente a quattordici secoli fa di oltre un miliardo di credenti che annovera tutti dai quietisti sufi ai violenti jihadisti. Tra il 600 e il 1200 d.C. i musulmani ottennero un notevole successo militare, economico e culturale. Essere un musulmano, allora significava appartenere a una squadra vincente, una realtà che ha ampiamente incoraggiato i musulmani ad associare la loro fede al successo terreno. Queste memorie di gloria medievale continuano a essere non solo vivide ma anche essenziali per la fiducia riposta dai credenti nell’Islam e in se stessi come musulmani.

Il trauma musulmano moderno ha inizio: Napoleone alla Battaglia delle Piramidi, 1798, come immaginata da Antoine-Jean Gros.

La maggiore dissonanza iniziò intorno al 1800, quando i musulmani persero inaspettatamente le guerre, i mercati e la leadership culturale contro gli europei occidentali. E così è ancor oggi, perché qualunque parametro s’impieghi i musulmani sono fanalini di coda. Questo cambiamento ha causato enorme confusione e rabbia. Che cosa è andato storto da aver indotto apparentemente Dio ad abbandonare i suoi fedeli? La divergenza insopportabile tra il successo pre-moderno e il fallimento moderno ha provocato un trauma.

I musulmani hanno reagito a questa crisi in tre modi principali. I laicisti vogliono che i musulmani si sbarazzino della Shari’a (la legge islamica) ed emulino l’Occidente. Gli apologeti imitano altresì l’Occidente, ma fingono che così facendo essi osservano la Shari’a. Gli islamisti rifiutano l’Occidente a favore di una retrograda e piena applicazione della legge islamica.

Bernard Lewis ha pubblicato nel 2001 un libro intitolato What Went Wrong.

Gli islamisti odiano l’Occidente poiché esso è equivalente al Cristianesimo, l’arcinemico storico, e a causa della sua vasta influenza sui musulmani. L’islamismo spinge a rifiutare, sconfiggere e a soggiogare la civiltà occidentale. Malgrado questa forte spinta, gli islamisti assorbono le influenze occidentali, tra cui il concetto di ideologia. In effetti, l’islamismo rappresenta la trasformazione della fede islamica in un’ideologia politica. Il termine islamismo indica esattamente una versione di sapore islamico di utopismo radicale, un ismo come altri ismi, paragonabile al fascismo e al comunismo. Scimmiottando questi due movimenti, ad esempio, l’islamismo si basa principalmente sulle teorie cospirative per interpretare il mondo, conta sullo stato per promuovere le proprie ambizioni e sui mezzi brutali per raggiungere i propri obiettivi.

Con l’appoggio del 10-15 per cento dei musulmani, l’islamismo ricorre a gruppi fedeli e specializzati che hanno un impatto che va ben oltre il loro numero esiguo. Esso costituisce una minaccia per la vita civilizzata in Iran, in Egitto, e non solo nelle strade di Boston ma anche nelle scuole, nei parlamenti e nelle aule dei tribunali occidentali.

La nostra domanda cruciale è “Come si fa a proporre di sconfiggere l’islamismo’” Quelli che fanno di tutto l’Islam il loro nemico non solo soccombono a un’illusione semplicistica ed essenzialista ma non dispongono di nessun meccanismo per sconfiggerlo. Noi che concentriamo la nostra attenzione sull’islamismo riteniamo che la Seconda guerra mondiale e la guerra fredda siano dei modelli per contenere il terzo totalitarismo. Noi crediamo che l’Islam radicale sia il problema e quello moderato la soluzione. Lavoriamo con i musulmani anti-islamisti per sconfiggere un flagello comune. Trionferemo su questa nuova variante di barbarismo in modo che una forma moderna di Islam potrà emergere.

Fonte: Islam contro islamismo :: Daniel Pipes.

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