ISLAM – CRISTIANESIMO Parla un musulmano convertito a Cristo

di Bernardo Cervellera

Facendosi riprendere da una TV a pieno viso – col rischio di essere riconosciuto e perseguito per “apostasia” – Mohammed Christophe riafferma il valore della conversione e del battesimo. Ma diversi vescovi e sacerdoti nei Paesi a maggioranza islamica rifiutano il battesimo ai musulmani che vogliono diventare cristiani. Eppure convertirsi significa una rivoluzione nel rapporto con Dio che è Padre; con Gesù che mi dona la sua vita; abbandonando tutto a rischio di persecuzione e di morte per apostasia.

Roma (AsiaNews) – Nei giorni scorsi il sito di Notre Dame de Kabylie ha diffuso un video in cui un ex musulmano, Mohammed Christophe Bilek, racconta la sua conversione al cristianesimo. Il video è tratto dalla trasmissione “Dieu merci (Grazie a Dio)”, sul tema della “Persecuzione dei cristiani”, per la catena televisiva Direct 8.

Mohammed Christophe Bilek è nato in Algeria nel 1950 e vive in Francia dal 1961. È l’autore di due libri, “Un algerino non troppo cattolico” (1999, Cerf) e “Sant’Agostino raccontato a mia figlia”. Dagli anni ’90 egli è anche il responsabile del sito Notre Dame de Kabylie, per l’evangelizzazione dei musulmani e il dialogo islamo-cristiano.

Il video mette in luce il rischio per i musulmani convertiti di essere accusati di apostasia e perdere la vita, ma nonostante ciò l’intervistato ribatte l’importanza del battesimo, dell’incontro con Gesù Cristo e dell’appartenere alla Chiesa.

La testimonianza di Mohammed Christophe cozza contro le considerazioni di sacerdoti e vescovi dei Paesi a maggioranza islamici che, per timore di conseguenze sui convertiti e sulle comunità, preferiscono rallentare o addirittura escludere il battesimo per i musulmani che vogliono convertirsi.

Proibito battezzare?

Settimane fa, il vescovo di un Paese del Medio oriente arabo mi raccontava che una delle sue comunità è stata minacciata di chiusura da parte della polizia solo perché i fedeli stavano pubblicizzando un incontro di confronto e dialogo fra cristiani e musulmani. La polizia temeva che questo fosse il primo passo verso il cosiddetto “proselitismo” e “l’apostasia”. “Se questa è la reazione a un incontro sul dialogo – concludeva il vescovo con amarezza – figuriamoci quale sarebbe per una conversione!”.

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