J’ACCUSE/ Non basta la fecondazione in vitro per rendere due donne una famiglia

giovedì 3 gennaio 2013

Può esistere un bambino con due mamme? No. Da quando esistono gli esseri umani, su questo pianeta, ognuno è nato dall’incontro del seme maschile con un gamete femminile. Un padre e una madre, appunto. Ma all’ospedale di Padova pare non siano più d’accordo su questa elementare verità (tuttora valida, per quanto ci risulta), e hanno deciso di “riconoscere” la convivente di una donna, che ha partorito un figlio in quella clinica ostetrica, come suo “partner”, dandole un braccialetto analogo a quello che usualmente viene dato ai papà, ma con su la scritta “partner”, appunto, invece che “padre”.

Il primario di quella clinica, in altre parole, anziché limitarsi a verificare i fatti, come sarebbe stato suo compito – una donna ha partorito un figlio, e il padre non è presente – ha voluto dare un riconoscimento ufficiale ad un legame affettivo fra due donne, stravolgendo la realtà, e agendo come se una delle due fosse il padre del bambino. Come se fosse possibile che un figlio nasca da due donne. Non si tratta “solo” di un escamotage linguistico, un trucchetto da parte di chi, probabilmente, vuole approfittare di una situazione particolare per rivendicare posizioni ideologiche ben precise: è invece l’ultimo, in ordine di tempo, degli esempi della rivoluzione antropologica in atto, cioè del cambiamento delle fondamenta stesse dell’umano.

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