Kenya: l’avanzata dell’islam radicale | Porte Aperte Italia

Diffusione di un islam radicale, crescita dell’influenza sociale di un islamismo spregiudicato e le decine di vittime degli attacchi di al-Shabaab delineano un grave peggioramento della situazione dei cristiani e più in generale del paese.

Il 15 giugno, mentre la gente del villaggio (Mpeketoni, in Kenya), come milioni di altre persone in tutto il mondo, stava guardando la Francia giocare con l’Honduras, alcuni pulmini probabilmente rubati, pieni di membri armati dell’organizzazione terroristica Al-Shabaab (e probabilmente altri gruppi) si dirigevano verso Mpeketoni. Hanno sorpreso prima la polizia. Poi hanno invaso il villaggio, presentandosi porta a porta e trascinando gli uomini all’esterno delle case, intimando loro di recitare il credo islamico. Se non lo facevano, venivano uccisi sul posto davanti alle loro mogli e ai loro figli. Sono morte 67 persone a Mpeketoni e nel villaggio vicino. Mentre la coppa del mondo continuava, i cittadini kenioti seppellivano parenti e amici”, ci racconta Jan Vermeer, collaboratore di Porte Aperte in vari campi missionari e autore del libro Il paradiso dei Kim, recatosi di recente in Kenya con un nostro team (nella foto il funerale di una delle vittime).

Cosa sta succedendo in Kenya? Dall’inizio di quest’anno sono morte decine di persone in attacchi terroristici del famigerato gruppo fondamentalista islamico somalo Al-Shabaab. Mese dopo mese si delinea l’avvio di una strategia del terrore anche in Kenya da parte di questo gruppo (già operativo in Somalia). Attacchi con granate contro locali di Mombasa, offensive contro forze dell’ordine, invasioni di villaggi, esecuzioni sistematiche di cristiani, volantini con minacce a intere comunità, non vi è dubbio che questo gruppo terrorista abbia alzato il tiro, e le esecuzioni di cristiani così come gli attacchi alle loro comunità dimostrano che uno degli obiettivi dichiarati sono proprio i cristiani.

Purtroppo, però, attribuire in Kenya la crescente tendenza persecutoria contro i cristiani solo ad Al-Shabaab è un errore di valutazione grossolano. Vi è infatti anche l’azione più sotterranea di un certo islamismo (islam politico) mirante a trasformare progressivamente la società keniota in una società musulmana, e quindi a spazzarne via l’influenza cristiana. In irruzioni della polizia in moschee a seguito degli attacchi terroristici sono stati trovati legami tra cittadini kenioti musulmani e la propaganda islamico-radicale che in molti paesi sta contaminando le società. A ciò va aggiunto il fatto che i cristiani ex musulmani kenioti che vivono in zone a maggioranza islamica, subiscono pressioni che a volte sfociano in violenze, come nel caso di Hassan Hussein Mohammed, ex musulmano di picchiato brutalmente dentro una moschea della cittadina di Mogotio.

Diffusione di un islam radicale, crescita dell’influenza sociale di un islamismo spregiudicato e, senza dubbio, le decine di vittime degli attacchi di al-Shabaab delineano un grave peggioramento della situazione dei cristiani e più in generale del paese. Oggi al 43° posto della WWList, il Kenya potrebbe trovarsi nel 2015 molto più in alto nella classifica dei 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani.

Fonte: Kenya: l’avanzata dell’islam radicale.

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