La “Brigata Al Khansaa” dell’ISIS, polizia femminile che controlla le jihadiste occidentali | Qelsi

Di Emanuele Ricucci, il 9 settembre 2014

La ramificazione tentacolare è parte integrante del percorso formativo di un’organizzazione terroristica. Lo conferma, come ovvio, ogni sistema atto a sovvertire o rivoluzionare non casualmente; noi italiani lo sappiamo bene, conosciamo fin troppo in maniera dettagliata i tentacoli delle mafie e le loro opprimenti ventose. Dai capo mandamento, ai picciotti di strada fino ai capo clan. Chi innesca un timer, chi consegna droga, chi procura le armi e chi chiede il pizzo. Chi è designato ad uccidere e chi a formare. Ognuno ha il suo compito che si razionalizza in livelli sussidiari a concepimento e finalizzazione di un’ossatura sempre maggiore mirata a ferire, lacerare, distruggere e ricostruire secondo i propri dettami. Su questo principio, la furbesca e scellerata visione mistica dell’integralismo islamico comincia non solo a considerare la donna come oggetto di lapidazione ma, per mirati scopi di raggiungimento dell’obiettivo, interpreta la sharia con l’aiuto attivo proprio delle donne.

L’ISIS evolve ancor più la sua battaglia psico/fisica, costituendo la propria sezione “Buon costume”. La “Brigata Al Khansaa”, si occuperà di individuare le donne che trasgrediscono le regole religiose dell’Islam. Anche “loro” plasmano il proprio apparato da guerra, sognando di riversarlo a piene mani nel futuro Califfato. L’ISIS continua a lanciare preziosi bocconi all’Europa drogata ed isolata nella propria alienazione identitaria, che paga il prezzo della scelleratezza e dell’estrema superficialità nei confronti della modernità progressista, dell’integrazione sregolata di culture opposte; la stessa che con fare presuntuoso e fricchettone, in cravatta e bermuda, da buon salottino, con sigaro e brandy, ubriaca e smemorata, abbelliva di esotismi eccessivi le strade, le economie e le società delle proprie città, mischiando dettami e tradizioni, arrivando a mettere in discussione Natale e crocifissi, spiritualità e radici pur di non oltraggiare i graditi ospiti provenienti da tutto il mondo.

Proprio La “City”, il Regno Unito, è il capostipite di questo meccanismo illogico di estrema apertura multiculturale, di strafottente integrazione. Proprio a Londra e nel l Regno Unito, più che nel resto del “vecchio continente”, i richiami dei muezzin della jihad addormentano le coscienze come incantatori di serpenti, fornendo volontari e basi d’appoggio psicologiche. La lontana guerra santa islamica lancia esche, l’Europa, sempre più, abbocca; non resta che recuperare la preda per qualche migliaio di chilometri ed il gioco è fatto. Dopo i giovani tagliagole che parlano “europeo” e partono alla volta del grande Stato Islamico come marionette senza anima anziché essere l’avanguardia del nuovo occidente, ora anche il mondo femminile comincia ad essere insistentemente preso di mira dai jihadisti.

Sono circa 200 le donne occidentali nelle file dell’Isis […]L’età delle nuove reclute si sta abbassando: 19-20 anni la media” come evidenziato in un articolo dell’inviato del Corriere della Sera Michele Farina. “Una formazione interamente femminile però c’è: la brigata al Khansaa (dal nome di una poetessa cara a Maometto), che riunisce una sessantina di agenti velate con funzioni di polizia. Hanno il compito di individuare le donne da punire per il loro comportamento «contrario all’Islam”. E prosegue “Secondo le ricercatrici del King’s College sono almeno sette le britanniche che militano nella «brigata buon costume», tre in posizioni di comando. La figura chiave sarebbe Aqsa Mahmood, l’ex studentessa modello che su Twitter esorta le amiche a organizzare attacchi: «Se non potete venire sul campo di battaglia, fate il campo di battaglia a casa». Tra le «pupille» di Aqsa ci sarebbero le due gemelle sedicenni Zahra e Salma Halane, fuggite da Manchester due mesi fa per diventare spose di terroristi dell’Isis. Zahra ha twittato recentemente immagini della sua nuova vita nella terra del Califfato. Una foto la mostra coperta di nero, con un kalashnikov a tracolla

Passi, ma non troppo, il malessere di questa generazione europea; ma forse, in questo caso, non si sta soltanto dimenticando da dove si viene, si sta giungendo ad una tremenda ed insensata sostituzione di modelli e canoni mai vista prima e mai appartenuta al nostro divenire secolare. Per una società abituata a riflettere sui grandi numeri, queste esigue quantità non preoccupano i teorici delle nuove identità, non spaventano gli statisti né gli oligarchi regnanti delle nostre terre che liquidano il caso come fenomeno storico ed isolato. Sarà forse in queste dinamiche, in questi piccoli numeri che si srotolano poco alla volta, che proprio l’occidente dovrà iniziare a riscoprirsi, a ricompattare le proprie anime, a porsi nuove domande, prima di ritrovarsi senza futuro, prima di rendersi conto che troppo tardi ha parlato non dei propri giovani ma insieme a loro, ha gettato le basi per la continuità della propria essenza?
Forse aveva ragione quella “pazza toscana” di Oriana Fallaci quando affermava che “l’Europa è ormai una provincia anzi una colonia dell’Islam e l’Italia un avamposto di quella provincia, un caposaldo di quella colonia. Dirlo equivale ad ammettere che le Cassandre parlano davvero al vento, che nonostante le loro grida di dolore i ciechi rimangono ciechi, i sordi rimangono sordi, le coscienze svegliate si addormentano presto
Il buonismo ci seppellirà.

Fonte: La “Brigata Al Khansaa” dell’ISIS, polizia femminile che controlla le jihadiste occidentali | Qelsi.

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